Beni in vendita? Decide la Regione Scontro sul centro ittico di Pellestrina

Lunedì 24 Aprile 2017 di Angela Pederiva
Beni in vendita? Decide la Regione Scontro sul centro ittico di Pellestrina
Passino le difficoltà del mercato, le aste ripetutamente deserte, la crisi del mattone. Ma quello che la giunta Zaia non riesce proprio ad accettare, nella pur faticosa attuazione del Piano di valorizzazione e/o alienazione del patrimonio immobiliare, è che un suo ente strumentale decida da sé di dismettere un bene di sua proprietà. Così si spiega lo scontro fra la Regione e l'Agenzia veneta per l'innovazione nel settore primario a proposito del centro ittico di Pellestrina, oggetto in queste settimane di un copioso carteggio fra gli uffici di Venezia e Legnaro.

Il tema è molto sentito sul Canal Grande. Sono ormai sei anni, dalla legge finanziaria regionale per il 2011, che Palazzo Balbi cerca di liberarsi «degli immobili di proprietà della Regione del Veneto e degli enti, aziende e/o organismi, comunque denominati, strumentali o dipendenti, i quali non siano essenziali per l'esercizio delle funzioni istituzionali ovvero siano sottoutilizzati». Impresa ardua di questi tempi, come dimostra l'esito negativo registrato da gran parte degli esperimenti di asta pubblica. Non a caso una delibera pubblicata la settimana scorsa prevede di tentare la procedura di trattativa diretta al valore di pronto realizzo, cioè con un notevole sconto, per l'ex stabilimento di bachicoltura a Vittorio Veneto, l'ex trattoria La vida e l'ex Gil a Venezia, l'ex Cfp di Verona, un immobile in via Forte Sirtori a Spinea e l'ex Maf a Treviso.

È in questa cornice che si inserisce il decreto del presidente Luca Zaia, firmato dal suo vice Gianluca Forcolin, finalizzato a chiedere chiarimenti su un provvedimento di Alberto Negro, direttore dell'Avisp, l'ente che dall'inizio dell'anno è subentrato a Veneto Agricoltura, azienda in liquidazione. Nel passaggio di consegne fra l'una e l'altro, il centro ittico di Pellestrina era stato classificato tra i «beni funzionali all'attività dell'Agenzia» nell'«ipotesi preliminare di assetto strutturale» della nuova realtà, così come peraltro risulta anche dalla recente relazione finale della commissione Vigilanza del consiglio regionale. Ma la disposizione di Negro, inviata alla giunta per il controllo di legittimità e di merito, prevede di modificare quel piano industriale, spostando l'impianto dell'isola lagunare fra i cespiti non funzionali e dunque vendibili.

Il decreto di Zaia-Forcolin fa però presente che «risulta impreciso» il riferimento al piano industriale dell'Avisp, «in quanto il suddetto documento non risulta approvato dalla Giunta regionale», che ha preso «solamente atto» di un'ipotesi preliminare. «Compete alla Giunta regionale (non agli enti strumentali) la predisposizione del Piano delle alienazioni e/o valorizzazioni», scrivono i vertici di Palazzo Balbi. E non è tutto, come evidenzia il parere sottoscritto da Giulia Tambato, direttore Acquisti, Affari generali e Patrimonio: «Anche nel caso in cui Avisp sia autorizzata (con apposito provvedimento di Giunta regionale) ad alienare cespiti del patrimonio immobiliare, i relativi introiti al netto delle spese sostenute saranno destinati al finanziamento degli interventi sul patrimonio immobiliare regionale ed alla costituzione di un fondo regionale finalizzato al finanziamento di settori strategici della politica regionale ed in particolare del trasporto pubblico locale, del sociale e del lavoro».
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