Banche popolari venete allo Stato, il fondo Atlante chiude i rubinetti

Sabato 29 Aprile 2017 di Maurizio Crema
Banche popolari venete allo Stato, il fondo Atlante chiude i rubinetti
VICENZA - Atlante è pronto a passare la mano allo Stato. Il fondo che controlla Popolare Vicenza e Veneto Banca non parteciperà al prossimo aumento di capitale da massimi 6,4 miliardi necessario per riportare le banche in fusione entro i parametri Bce e quindi finirà in minoranza con lo Stato al timone. Nel frattempo via ai tagli del personale a partire dagli alti dirigenti (alcuni, come il direttore generale di Banca Nuova, gruppo BpVi, Adriano Cauduro, e il suo vice Mario Lio, sarebbero in uscita) e piena fiducia al consigliere delegato Fabrizio Viola, sotto inchiesta a Milano.

«È molto probabile che Atlante a breve non sarà più azionista di riferimento di queste banche», avverte l'avvocato Alessandro De Nicola, rappresentante del fondo Atlante intervenendo all'assemblea dei soci della Popolare di Vicenza. «Ora servono nuove e ingenti ricapitalizzazioni non più alla portata di investitori privati, noi potremo intervenire però sulla gestione degli npl. Se si arriverà alla fusione, sarà stato un successo», sottolinea De Nicola, che poi spiega come i quasi 3,5 miliardi già investiti dal fondo gestito da Quaestio non verranno azzerati come è accaduto ai 210mila vecchi soci dei due istituti: «Atlante potrà sempre valorizzare la sua quota di minoranza in una futura Ipo per la quotazione in Borsa o con la vendita ad altri investitori». Ma prima c'è da superare le forche caudine della Dg Comp europea. «Auspico che il via libera dalla Ue al nostro piano industriale e alla fusione possa arrivare entro la metà di maggio - conferma Gianni Mion, presidente di Popolare Vicenza, ai margini dell'assemblea dei soci che ha approvato il bilancio 2016 chiuso con 1,9 miliardi di perdite (Veneto Banca ha chiuso in rosso per 1,5 miliardi) - spero che Bruxelles decida in fretta, non c'è più tempo da perdere per rilanciare le banche venete». 
L'Ad di Veneto Banca, Cristiano Carrus, sui tempi è ottimista: «Saranno veramente molto brevi. Noi parliamo con voce unica, ai tavoli partecipiamo sempre insieme. È stato un mese di aprile in cui l'interlocuzione è stata serrata». Ma il salvataggio non è scontato, tanto che, parola di Viola, consigliere delegato di BpVi, «il presupposto della continuità aziendale è ancora incerto». Qualche segnale positivo però c'è. «La fuoriuscita di depositi da qualche settimana si è arrestata ed è stata sostituita da un lento e graduale recupero», spiega Viola, che abbozza solo qualche anticipazione sul piano industriale al vaglio di Bce e Ue: «Uno dei capisaldi è la cessione di tutte le sofferenze delle due banche registrate a fine 2016 entro la fine dell'anno». Un'operazione da quasi 10 miliardi che sta impegnando a fondo il confermato consigliere delegato, presidente anche del comitato strategico di Veneto Banca, e i suoi collaboratori. «C'è ancora tanto lavoro da fare anche per ottemperare alle indicazioni della Bce arrivate il 13 marzo - dice Viola - i cui effetti si sentiranno per tutto quest'anno». I nuovi piani industriali prevedono anche «un forte ridimensionamento dei rischi riequilibrando il rapporto tra impieghi e depositi» e «una significativa riduzione del personale» e delle filiali, ribadisce Viola. La prospettiva ha messo sul piede di guerra i sindacati, che ieri hanno manifestato davanti alla fiera di Vicenza.

L'assemblea di ieri di Popolare Vicenza è durata sette ore (più veloce quella di Montebelluna) ed è stata costellata da un rosario di interventi dei soci che hanno lamentato l'esiguità dei rimborsi (toccante il caso di una vedova di un artigiano morto suicida che ha firmato la transazione e ora rischia di non vedersi rimborsata più ampiamente perché non è più disagiata) e il fatto di essere scavalcati (un'azionista udinese è stata ignorata dalla banca perché la sua richiesta di vendita nel 2014 è arrivata fuori tempo massimo).

«Quello che è accaduto non è facile da accettare ma neanche da gestire - ammette Viola rivolgendosi ai soci in assemblea - noi stiamo cercando di ricostruire con fatica un clima di fiducia». La strada sarà lunga. E passerà dalla fusione e dal cambio del nome.
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