Asili prima ai veneti, la Cgil si appella al ministro: «Fermare la legge»

Giovedì 16 Febbraio 2017 di Raffaella Ianuale
Asili prima ai veneti, la Cgil si appella al ministro: «Fermare la legge»
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VENEZIA - «Razzismo, discriminazione, dubbia costituzionalità». Sono pesanti i termini inanellati dalla Cgil per attaccare la legge regionale che dà precedenza ai veneti - o a chi in Veneto risiede da almeno quindici anni - nell’accesso agli asili nido comunali.
La norma pensata per tutelare chi è radicato nel territorio ha provocato l’immediata alzata di scudi del sindacato. E non solo. Anche il sindaco di Vicenza Achille Variati boccia la norma definendola «una legge da dimenticare».
«È solo propaganda sulla pelle dei bambini» esordisce Daniele Giordano della Funzione pubblica - Cgil del Veneto. «La proposta di legge non entra assolutamente nel merito della qualità del servizio o del lavoro, ma risponde unicamente ad una becera deriva razzista, rinnegando il fatto che sono le stesse strutture scolastiche il primo vero luogo di aggregazione e integrazione». E numeri alla mano il sindacato parla di un servizio sempre più gestito da privati: in Veneto sono 636 le strutture private per 15838 posti a fronte delle 280 pubbliche con 11345 posti. 
«Un organo di governo non può e non deve focalizzarsi sulla provenienza geografica per limitare la fruizione del servizio pubblico - prosegue Giordano - dovrebbe anzi mettere in campo proposte politiche per agevolarne l’accesso, come riduzione delle rette, assunzioni nei Comuni in cui il personale dei servizi educativi è sempre più anziano ed esposto a malattie professionali». La Cgil ha già predisposto una raccolta di firme tra il personale degli asili nido comunali del Veneto per chiedere al ministro Valeria Fedeli di intervenire perché venga ritirata questa norma.
«Una norma che introduce una discriminazione odiosa e di dubbia costituzionalità - rincara in una nota la Cgil regionale del Veneto - non solo ai danni dei bimbi figli di migranti che qui in Veneto vivono, lavorano e pagano pure le tasse, ma anche nei confronti di cittadini di altre regioni che per vari motivi si siano trasferiti qui in Veneto. Anziché investire risorse per sostenere e implementare la rete dei servizi per l’infanzia, si è scelto di intervenire con un provvedimento ideologico nella consueta e ormai logora formuletta del “prima i veneti”. Verificheremo tutte le possibili strade per contrastare un provvedimento che discrimina cittadini e lavoratori italiani e immigrati e che alimenta le contrapposizioni sociali».
Parla di «una legge da dimenticare» pure Achille Variati il sindaco di Vicenza che illustra come nella sua città, grazie agli investimenti fatti negli anni, non ci sono liste d’attesa negli asili e tutti i bambini vengono accolti senza differenze basate sulla provenienza delle famiglie. «La Regione avrebbe potuto intervenire su questo tema con stanziamenti per aumentare i posti disponibili per i bambini - critica Variati - non con un provvedimento, di origine ideologica già dal titolo scelto, che discrimina i bambini stessi. I bambini devono godere degli stessi diritti, in loro deve crescere il germe dell’uguaglianza, al riparo dalle speculazioni politiche, altrimenti il concetto di integrazione sarà solo una parola vuota e ipocrita».
Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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