1. Maggio, lavoro in lenta ripresa, ma persi 60mila posti in dieci anni

Sabato 29 Aprile 2017 di Angela Pederiva
1. Maggio, lavoro in lenta ripresa, ma persi 60mila posti in dieci anni
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Questo Primo Maggio sarà il decimo dall’inizio della grande crisi. Tempo di bilanci per un Nordest che vede lentamente consolidarsi la strada di uscita dal tunnel, perlomeno sotto il profilo dell’impiego: nell’ultimo anno gli occupati sono saliti in Veneto da 2.043.000 a 2.087.000 (dati di Veneto Lavoro) e in Friuli Venezia Giulia da 494.000 a 501.300 (ricerca di Ires Fvg). Numeri che fanno da sfondo alle celebrazioni della festa del lavoro e dei lavoratori, programmate a livello locale in tutti i capoluoghi di provincia e sintetizzate sul piano nazionale (ma con la partecipazione anche di delegazioni nostrane) nella commemorazione della strage di Portella della Ginestra a Palermo.

Per quanto riguarda la situazione veneta, anno dopo anno la sequenza dei saldi tra assunzioni e cessazioni indica tutta la fatica patita in questo decennio: il pesante tonfo registrato nel 2009, la perdurante negatività mantenuta fra 2010 e 2014, la lieve ripresa rilevata dal 2015. «Dal 2008 – sottolinea il governatore Luca Zaia – il Veneto ha perso 60.000 posti di lavoro e 14.000 imprese». «In termini assoluti – aggiunge Onofrio Rota, segretario della Cisl Veneto – contiamo 90.000 posti in meno, dei quali ne sono stati recuperati 45.000, grazie ad un travaso dall’industria ai settori turismo, commercio e servizi alla persona. Il problema è che questo passaggio ha visto una trasformazione della qualità del lavoro: da strutturato e solido, a precario e flessibile, con un abbassamento complessivo dei livelli di reddito». «L’andamento è ancora sotto tono – commenta Gerardo Colamarco, segretario della Uil Veneto – tanto che non parlerei ancora di una vera ripresa. Lo dico soprattutto per quanto riguarda i giovani, che di questa crisi decennale hanno sofferto di più, al punto che stiamo bruciando un’intera generazione».
Ma volendo cominciare a tirare le somme di questa fase, vanno apprezzati anche gli elementi positivi. Sottolinea Zaia: «Qui le imprese producono ed esportano più della media nazionale, il tasso di disoccupazione è al 6,8% (la metà di quello nazionale) e 3 giovani su 4 trovano subito un impiego». Rimarca Rota: «Dal 2008 abbiamo 9.500 donne in più nel mercato del lavoro, il che significa che le nuove opportunità del terziario stanno faciltando il lavoro al femminile». Palazzo Balbi attribuisce il merito della resistenza nordestina ai colpi della difficile congiuntura, oltre che alle «caratteristiche di laboriosità, imprenditorialità e spirito di sacrificio, scolpite nel Dna dei veneti», anche alle «politiche attive di sostegno allo sviluppo e di coesione sociale», promosse in collaborazione con gli enti locali e le parti sociali. «Negli anni della crisi – elenca Zaia – la Regione Veneto ha offerto una dote lavoro a quasi centomila persone, ha accompagnato con percorsi di riqualificazione e di ricollocamento 3.328 senza lavoro e ha offerto un lavoro di pubblica utilità a 7.728 disoccupati di lunga durata o persone a rischio esclusione sociale, investendo complessivamente oltre 255 milioni di euro in progetti e politiche attive per il lavoro». Il resoconto di Garanzia Giovani parla inoltre di 80.000 ragazzi intercettati, di cui 33.000 hanno avuto un’opportunità di formazione e impiego superiore ai sei mesi, mentre quello di Veneto Sviluppo cita quasi 15.000 imprese aiutate attraverso una leva finanziaria di 1,5 miliardi di euro. «Certo, avremmo potuto fare di più – conclude Zaia, non perdendo l’occasione di promuovere il referendum – se avessimo potuto disporre di maggior autonomia».
Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 09:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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