PORDENONE - Basterebbe il grafico, che parla da solo.
COSA SUCCEDE
Perché proprio Pordenone? Tutti i territori lamentano le stesse difficoltà, ma sulle sponde del Noncello sembra essere arrivata una crisi di manodopera peggiore. Un problema che non si può limitare al mondo imprenditoriale: tocca eccome anche l'universo scuola. «A mio avviso - spiega Paolo Candotti (Confindustria Alto Adriatico) - ci sono due spiegazioni rispetto al fenomeno: da un lato questa difficoltà è il segnale che il mercato è saturo e che la disoccupazione è bassa; dall'altro c'è un processo evolutivo. L'industria pordenonese si è specializzata, è diventata altamente tecnologica e ricerca profili particolari, con competenze. È urgente un'azione sull'orientamento nelle scuole. Troppi studenti frequentano le facoltà umanistiche e i licei invece degli indirizzi tecnici e professionali». Dall'altro lato, appunto, il mondo della scuola. Inevitabile, in questo caso, volgere lo sguardo al Kennedy, la principale scuola professionalizzante di Pordenone. Basta una chiacchierata con la dirigente Laura Borin, per accorgersi che la soluzione è molto lontana. «Le aziende - spiega - si contendono gli studenti già dalla terza superiore, quando svolgono il primo orientamento. Ma la maggior parte di loro vuole completare gli studi per trovare lavori di profilo più alto». Quindi andare all'università. «Per rispondere alle esigenze delle imprese - prosegue la dirigente - dovremmo avere il triplo degli iscritti. Manca il bacino d'utenza, le persone devono fare più figli».
I DATI IN REGIONE
In Fvg, in base alla rilevazione condotta dal sistema informativo Excelsior, le imprese dell'industria e dei servizi stimano quasi 11mila entrate di lavoratori a gennaio 2023. Nel 55,5% dei casi prevedono di avere delle difficoltà a trovare i profili professionali ricercati, soprattutto per la mancanza dei candidati (35,1%) più che per la scarsa preparazione degli stessi (14,4%). Questa percentuale in provincia di Pordenone sfiora il 60% (59,8%) ed è il valore più alto che si rileva a livello nazionale.
Tra le figure che presentano le maggiori criticità a livello regionale si trovano: gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (con l'89,2%), i tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell'istruzione (87,3%), gli operai specializzati nell'edilizia e nella manutenzione degli edifici (76,9%). In base ai titoli di studio richiesti le maggiori difficoltà si registrano in corrispondenza delle assunzioni di candidati che hanno concluso un percorso ITS (71,9%), seguite da quelle dei possessori di una qualifica di formazione o diploma professionale (70,1%), in particolare con indirizzo legno (88,9%) e impianti termoidraulici (92,5%). Si può infine evidenziare che negli ultimi anni gli ostacoli al reperimento del personale da parte delle imprese appaiono crescenti. Nel 2017 le assunzioni ritenute difficili in regione erano appena la metà di quelle rilevate attualmente (26,3%). Nel primo semestre del 2021 si aggiravano intorno al 40% del totale e a giugno dello scorso anno si attestavano ancora al 45%, dieci punti percentuali in meno rispetto alle previsioni odierne.