Guerra e rincari, la spesa costa sempre di più: ecco quanto paga adesso una famiglia friulana

Domenica 13 Marzo 2022 di Marco Agrusti
Un supermercato

Sabato mattina, centro commerciale Gran Fiume alle porte di Pordenone. Ma la geografia non conta, perché la situazione è la stessa in tutta la regione. Donne e uomini col carrello della spesa, lo sguardo fisso sui prezzi di ogni singolo articolo. E alla fine del “giro”, un contenitore più vuoto del solito.
«Ed è così solo il sabato - spiega una commessa -, perché durante la settimana ormai i clienti sono pochi».

Succede anche questo, alla fine di una pandemia e nel pieno di una crisi militare nell’Europa che produceva ed esportava grano, olio e molto altro. Ci si metta in mezzo anche i prezzi folli dei carburanti e il conto è fatto: fare la spesa costa mediamente il 25 per cento in più la settimana. E per le famiglie, già colpite dalle bollette choc e dal pieno di benzina “impossibile”, è un salasso. 


IL VIAGGIO


Il bancone della pasta è quasi vuoto. «Negli ultimi giorni c’è stata la corsa all’acquisto e siamo in difficoltà con i rifornimenti», spiega un’addetta dell’Emisfero. Perché la corsa? Per evitare gli aumenti annunciati, che infatti sono arrivati. Il viaggio inizia proprio dall’alimento numero uno di qualsiasi italiano. La confezione da 500 grammi di pasta fino a due settimane fa costava in media 0,45-0,50 euro. Oggi sfiora l’euro, con alcune marche che arrivano a quota 0,87. Il problema è doppio: il grano che non arriva più dall’Ucraina e il costo del trasporto legato al carburante. E l’effetto si sente anche nel reparto del supermercato dedicato al pane. L’aumento al chilo in questo caso è di 50 centesimi circa: si partiva da una media 2,7 euro, si è arrivati a quota 3,2. Ma lo choc principale riguarda l’olio di semi di arachide. È un prodotto di cui l’Ucraina è (era) esportatrice. Passava quasi tutto dal porto di Mariupol, oggi sotto le bombe. Le navi non salpano e i prezzi sono esplosi. Un litro costava 1,20 euro prima del conflitto e oggi è schizzato a 3,20 euro. Quasi il triplo. In provincia di Pordenone non sono ancora comparsi i cartelli che invitano al razionamento. Ma manca poco. Si passa poi al latte, che risente della crisi del settore degli allevamenti. Da un euro al litro si è passati a circa un euro e mezzo. Si tratta sempre di prezzi medi. Anche i biscotti sono saliti in media di 50 centesimi per una confezione standard. Non fa eccezione nemmeno un prodotto di consumo per la casa come l’ammorbidente: l’aumento in questo caso è superiore all’euro al litro in poche settimane. Ci si sposta poi al settore dedicato alla frutta e alla verdura. In questo caso ci si è messo in mezzo anche il freddo, che sta rallentando la filiera della frutta. Le mele sono passate da 1,2 a 1,9 euro al chilo. Per una confezione di insalata si spendono 50 centesimi in più rispetto a dieci giorni fa. Le melanzane sono passate da 1,4 a 2 euro al chilo. Va pure peggio per quanto riguarda carne e pesce. Si prenda ad esempio il petto di pollo. Per acquistarne un chilo sino a poco tempo fa bastavano nove euro. Ora invece ne servono due in più. «È aumentato tutto alla base», spiegano al bancone. Mezzo chilo di macinato misto, invece, costa circa 6,7 euro. Fino a poche settimane fa il livello superava di poco i 5 euro. Infine il pesce fresco, che risente anche degli scioperi ripetuti dei pescatori (legati al caro carburante per i pescherecci). Un chilo di calamari costa tre euro in più (da 26 a 29), mentre il filetto di salmone d’importazione è passato da 21 a 24 euro al chilo. 


LE FAMIGLIE


«Cerco di ridurre la mia spesa al minimo. Compro solamente prodotti locale e sto attenta a tutto», dice Giulia, che in casa vive con il marito. Ma nonostante le accortezze, il prezzo della spesa settimanale ne ha risentito. «Venti, anche trenta euro in più - spiega -: prima spendevo circa 90 euro. Adesso quasi 120». E l’ammontare sale ancora se si parla invece di una famiglia con un figlio in età adolescenziale, che in poche parole consuma come un adulto. In questo caso ogni settimana si arriva a spendere 150-160 euro per un nucleo. In un mese fanno circa 600 euro. Una botta. 

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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