PORDENONE - Dopo tredici mesi e mezzo Giosuè Ruotolo rompe il silenzio. Era il 6 ottobre 2015 quando per la prima volta ammise di essere stato nel parcheggio del palasport di Pordenone la sera dell’uccisione di Trifone Ragone e Teresa Costanza. Da allora ha sempre taciuto, per parlare solo ieri, davanti alla Corte d’assise di Udine, da imputato di duplice delitto premeditato. Dichiarazioni spontanee, annunciate da diversi giorni e concordate con gli avvocati Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito, rese alle 15.10, quando l’udienza è ripresa dopo la pausa pranzo. «Vorrei chiedere scusa se dopo varie udienze mi presento per la prima volta - ha esordito con la voce prima incerta, poi via via più sicura, guardando verso il presidente Angelica Di Silvestre - Vorrei fare un po’ di chiarezza sulla mia totale estraneità ai fatti. Mi ritrovo ormai in una situazione più grande di me, sia per i fatti che mi vengono accusati sia per tutta la vicenda mediatica che si è creata intorno, che descrive un po’ la mia persona per quello che non è e questo fa molto male».
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