Teresa e Trifone. Evaso Kari, disse di conoscere il mandante del delitto

Mercoledì 23 Agosto 2017 di Cristina Antonutti
Lorenzo Kari
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PORDENONE - Lorenzo Kari ha nuovamente beffato i magistrati. A luglio ha lasciato il carcere di Padova perché aveva ottenuto dalla Corte d'appello di Trieste i domiciliari. Pochi giorni dopo si è allontanato dalla casa dei sinti che lo ospitavano. L'evasione è stata accertata il 1. agosto e il suo nome è rispuntato nella lista dei ricercati. Al 54enne di Forgaria, uno spirito nomade che non ammette catene, adesso polizia e carabinieri stanno dando la caccia per eseguire l'ordinanza con cui la Corte d'appello ripristina la misura cautelare in carcere.

Kari, in Friuli conosciuto per le sue scorribande, è entrato di prepotenza anche nell'inchiesta sul duplice delitto del palasport Crisafulli. Quando la Procura stava per imboccare la pista che ha portato a Giosuè Ruotolo, il nomade era detenuto a Pordenone per 24 furti e una pena di 5 anni da scontare. Con le sue rivelazioni portò gli inquirenti sulla cosiddetta pista bresciana. Raccontò di essere stato ingaggiato da un imprenditore bresciano, conosciuto quand'era detenuto a San Vittore, per uccidere Trifone e Teresa. Che avrebbe dovuto eliminarli dietro un compenso di 100 mila euro e che all'ultimo momento si tirò indietro perché il suo intento era quello di incassare i soldi e svignarsela. Insomma, una truffa in stile zingaresco.

Lo scorso maggio è comparso sofferente in Corte d'assise a Udine. Con passi strascicati, scortato dalle guardie penitenziarie, si è seduto al banco dei testimoni e per ore ha insistito sulla pista bresciana. Il suo avvocato,  Maurizio Mazzarella, ha sempre sostenuto la versione di Kari («Era pronto a incontrare il mandante con le microspie addosso...»). La Procura, dopo l'interesse iniziale, si era invece convinta di aver perso tempo con un detenuto a caccia di benefici.

Lorenzo Kari era stato arrestato agli inizi del febbraio 2015 dai carabinieri di Aviano: con la banda delle Berkel (dal nome delle costose affettatrici che erano state rubate) aveva messo a segno 24 furti in poco meno di un mese. A fine giugno 2015 si ritagliò un ruolo da protagonista nell'inchiesta sui fidanzati uccisi. Ad agosto gli fu concesso il ricovero al Cro di Aviano senza piantonamento, affinchè seguisse le terapie di cui aveva bisogno per tenere a bada la grave malattia di cui soffre. Il 4 agosto evase. Per un anno e otto mesi fu cercato in tutti i campi nomadi di Friuli e Veneto. Poi, l'11 aprile scorso, fu rintracciato dai carabinieri in un insediamento nomade a Lobia di San Giorgio in Bosco (Padova). Kari era ospite nella roulotte di una nipote e tentò di sfuggire alla cattura scappando da una finestrella. Agitando le gambe per trovare la spinta decisiva, ferì il maresciallo dei carabinieri che tentava di bloccarlo. Aveva con sè una carta di identità falsa, rilasciata dal Comune di Torviscosa a Daniele Braidich, sulla quale era stata appiccicata la sua foto. Quel giorno fu arrestato per evasione e resistenza. Contemporaneamente fu eseguito un ordine di esecuzione della Procura di Udine perchè doveva scontare 4 anni 9 mesi e 2 giorni di reclusione. A Padova fu processato per la resistenza e il documento falso e, beneficiando dello sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato, fu condannato a un anno. 
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Ultimo aggiornamento: 11:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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