FIUME VENETO - Una donna fragile, una vita dedicata ai figli e alla famiglia. Nella villetta di via Bassi, una casa con un giardino molto curato e i cancelli in ferro battuto, la situazione familiare era difficile. Laura Pin, che una malattia aveva reso invalida, non era più autosufficiente da circa un anno e aveva bisogno di costanti cure. Il servizio di assistenza domiciliare le faceva visita almeno tre volte a settimana assicurandosi che fosse adeguatamente curata e seguita.
La casa di riposo
Severino Sist faceva tutto da solo. Si occupava anche della casa e del giardino. I due figli della coppia avevano più volte insistito affinché la madre fosse accolta in una struttura dove avrebbe potuto ricevere un'assistenza adeguata giorno e notte, alleviando così anche il carico di lavoro al padre. Era stato lui ad opporsi, pare volesse continuare ad occuparsi della consorte. Sono aspetti che la Procura dovrà verificare nei prossimi giorni, quando saranno sentiti anche i familiari della donna e, molto probabilmente, anche le operatrici socio sanitarie che conoscevano la situazione di Laura Pin e dello stesso Sist.
Fragilità
L'avvocato Antonino Di Pietro parla di un uomo a sua volta in difficoltà, assistito dal Centro di salute mentale. Un uomo che avrebbe vissuto questi ultimi giorni in una sorta di stato confusionale, condizione che avrebbe reso difficoltoso anche l'interrogatorio dell'altra sera davanti al sostituto procuratore Andrea Del Missier, affiancato dai carabinieri del Nucleo investigativo.
L'assistenza
Il Comune di Fiume Veneto era a conoscenza dei gravi problemi di salute di Laura Pin. La famiglia era stata avviata ai Servizi sociali dell'ambito, il cui responsabile è Stefano Franzin. «Si trattava di una situazione di fragilità grave - spiega Franzin - per la quale si attiva il servizio socio sanitario integrato, che prevede l'intervento del personale infermieristico del Distretto sanitario, il quale si occupa delle terapie e delle cure che il paziente deve seguire, e poi delle operatrici socio sanitarie, che si occupano dell'igiene della persona». L'assistenza domiciliare era garantita almeno tre volte a settimana. In caso di emergenze le oss potevano essere ulteriormente contattate. Non erano mai state segnalate situazioni di criticità.