ERTO - Oggi non un è Venerdi qualsiasi per il cristiano e nemmeno per noi ertani sarà un giorno qualunque. È, infatti, il giorno in cui la nostra comunità si ritrova per fare un racconto.
I “CAGNUDEI”
«Per due anni non ci è stato possibile fare i “Cagnudei”, così diciamo noi, e quest’anno vorremmo che la Via Crucis fosse partecipata più di sempre, perché non si perda questa nostra memoria, che non è solo un’antica tradizione, ma è la nostra essenza che si manifesta - prosegue l’appello del primo cittadino -. E non per il pubblico, per noi comunità. Sapete qual è la cosa che rende unica la nostra messa in scena della Passione di Cristo? La sua semplicità. Senza importanti apparati scenici, senza microfoni, senza costumi sfarzosi. Ci siamo solo noi, con le nostre speranze, i nostri timori, la nostra gioia di esserci, a fare del Venerdì Santo ertano quello che è. Un’onda di emozione che nasce da noi, cresce ed arriva al pubblico, anche chi non è credente si emoziona davanti al Cristo ertano e alle sue vicende. Per questo facciamo un appello chiedendovi di partecipare numerosi ai Cagnudei - si conclude la lettera aperta di Carrara all’indirizzo della comunità -. Nei due anni passati abbiamo perso figure importanti, fondamentali per la comunità innanzitutto ma soprattutto per i Cagnudei, per loro e per chi è venuto negli anni e nei secoli prima di loro partecipiamo in massa a questo nostro rito comunitario, perché oggi più che mai abbiamo bisogno di essere e sentirci comunità».
UN RITO STORICO
Il rito della Sacra rappresentazione viene proposto dal 1631 quando, per scongiurare l’ondata di peste nera, gli abitanti espressero il voto di celebrare la morte di Gesù ripercorrendo il calvario della sua cattura e della sua sofferenza. Il paese fu risparmiato e da allora la rappresentazione viene riproposta dagli abitanti, rigorosamente di origini ertane, nei costumi d’epoca.