Bacini idrici nelle cave dismesse come riserva contro la siccità: il piano di Coldiretti

Martedì 28 Giugno 2022 di Loris Del Frate
Bacini idrici come riserva contro la siccità
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PORDENONE - La sperimentazione parte dalla provincia di Pordenone e per l'esattezza dalla zona di San Martino al Tagliamento. È stato il Consorzio di bonifica a metterla in atto, dopo aver trattato con i proprietari. Una delle cave che si trovano in quella zona, piena d'acqua, sarà utilizzata per come bacino idrico per dare da bere alle colture dell'area.

Non solo. L'acqua finirà anche nelle canalette per essere utilizzata dagli agricoltori nei campi più distanti. Il modello San Martino è esattamente quello che la Coldiretti vorrebbe replicare sul territorio della Regione e del Friuli Occidentale per far fronte da subito all'emergenza siccità.

Il piano anti-siccità

La Coldiretti ha già presentato alla Regione un piano a media e lunga prospettiva che dovrebbe risolvere o quantomeno mitigare negli anni la siccità e preservare le colture. Il documento prevede la realizzazione di una settantina di bacini idrici non invasivi in varie parti del territorio. In questa maniera una volta pieni di acqua piovana potranno essere dei serbatoi di riserva nel caso che - come sta accadendo ora - la siccità metta a repentaglio i raccolti. «Per evitare di utilizzare ulteriore suolo - spiega il direttore di Coldiretti Pordenone, Antonio Bertolla - la nostra proposta è quella di utilizzare le cave che non sono più attive e che già ora sono cariche d'acqua. Ovviamente in quelle zone dove c'è necessità di irrigare e mancano le cave sarà necessario realizzare un bacino ex novo, ma non dovrà nè essere grande, nè creare problemi all'ambiente circostante. Questa soluzione sarebbe molto utile in momenti di grande siccità come questi perchè potremmo disporre di una quantità d'acqua tale da affrontare l'emergenza, salvare i raccolti e aspettare con maggiore tranquillità che arrivi la pioggia».

I prossimi passi

L'utilizzo della cava nell'area di San Martino ha senza dubbio aperto la strada a questa soluzione che ora dovrà essere analizzata dalla Regione. La gestione potrebbe essere data al Consorzio Cellina Meduna per la zona pordenonese che potrebbe anche occuparsi delle gare per la realizzazione dei bacini ex novo. Le cave inutilizzate dovranno essere svuotate e dovrà essere realizzato all'interno dell'invaso un contenimento per non disperdere l'acqua. Sarà anche necessario trovare un accordo economico con i proprietari della cava. L'operazione, se ci sarà la volontà di andare avanti, potrebbe essere realizzata in tempi brevi anche per scongiurare le prossime crisi idriche che - a fronte del cambiamento climatico - rischiano di ripetersi in tempi decisamente più brevi.

L'emergenza siccità

Intanto c'è da affrontare la situazione attuale. Se nella zona di San Martino l'acqua della cava sta già aiutando gli agricoltori, sul resto del territorio provinciale la situazione è decisamente grave. «Difficile dire quanto raccolto andrà perso - spiega Bertolla - anche perchè c'è ancora la speranza che possa piovere. In questo caso i danni a mais, frutteti, barbatelle e vitigni sarebbero limitati. In caso contrario i problemi si farebbero seri. La pioggia di giovedì scorso ha dato una settimana di tempo in più a una parte del territorio, penso alla pedemontana a Pordenone, Cordenons e Porcia, ma il sul resto non è caduta neppure una goccia d'acqua. Ora si stanno esaurendo anche le falde più superficiali e gli agricoltori si trovano ad affrontare un altro problema. Il Consorzio ha già ridotto a un'ora (erano due) la possibilità di bagnare i campi, ma ancora non basta».

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