Quella che lui non ha esitato a definire «una tortura», durava dal 2013, epoca dei fatti.
LA SENTENZA
Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a due anni e nove mesi per Paolo Panontin e due anni e dieci mesi per Fulzio Spiz. Il collegio presieduto dal giudice Enzo Truncellito invece ha accolto praticamente in toto le tesi della difesa. Non ci fu peculato, non ci fu truffa in concorso, niente falso ideologico. Ipotesi di reato che non esaurivano il quadro dell’accusa nei confronti di Panontin. C’erano anche il peculato in concorso e il falso ideologico in concorso. L’ex assessore regionale della giunta presieduta da Debora Serracchiani è stato assolto perché il fatto non sussiste, mentre per l’accusa di truffa in concorso l’assoluzione è arrivata per non aver commesso il fatto. Per quanto riguarda l’autista della Regione Fulvio Spitz, l’assoluzione piena ha riguardato quattro dei cinque capi d’imputazione, mentre per la truffa è intervenuta la prescrizione. La stessa prescrizione che poteva attivarsi anche per quanto riguardava la posizione di Panontin. Invece il collegio che ha pronunciato la sentenza ha scelto l’assoluzione. Una formula che premia in tutto e per tutto la posizione della difesa, rappresentata per Panontin dall’avvocato Giovanni Borgna e per Spitz dal legale Walter Buttignol. A
Un pranzo a Muggia dopo il primo consiglio regionale della legislatura, altri viaggi a bordo della cosiddetta “auto blu” regionale. Le contestazioni mosse dalla Procura di Trieste erano tante. E le ipotesi di reato molto gravi. Si andava appunto dal peculato alla truffa, fino al falso ideologico. Secondo l’accusa l’utilizzo del mezzo della Regione era stato per così dire “esteso” a viaggi che invece non rientravano in toto nelle necessità di funzione dell’allora assessore della giunta Serracchiani. Tesi, queste, che ieri il Tribunale di Trieste ha ribaltato. «Ho vissuto dieci anni di tortura, di pena, di gogna. E ad ogni udienza la ferita si riapriva», - ha detto Panontin dopo la sentenza di assoluzione.