Terremoto, Mattarella in Fvg
«​Mandi Friul e Ariviodisi»

Venerdì 6 Maggio 2016 di Antonella Lanfrit
Mattarella in visita in Friuli Venezia Giulia

Grande attesa e la percezione che questo anniversario dalla cifra tonda sarà speciale. È ciò che si respira in Friuli in questo 6 maggio 2016 a 40 anni dalla scossa di magnitudo 6,4 Richter che provocò 989 morti e distruzione e macerie in oltre 137 Comuni.


LA CURIOSITA'
In piazza municipio a Venzone anche i mezzi della Galleria storica del Museo Internazionale dei Vigili del Fuoco di Mantova. Tra questi anche un'autoscala Fiat 684 che intervenne proprio a Venzone nei primi momenti successivi al terremoto. «I ricordi che abbiamo non sono sicuramente belli - raccontano alcuni dei Vigili che dall'Emilia vennero mandati in Friuli - e tra le cose che più ci rimangono nel cuore sono i momenti in cui fummo costretti a estrarre i corpi dei bambini». Il pensiero va poi ai paesi completamente ricostruiti rivisti per la prima volta dopo quarant'anni: «Non li riconosciamo più e questo è un segno positivo. Prima qui c'erano solo macerie, ora è tornata la vita». 

LA VISITA DEL PRESIDENTE INIZIA ALLE 10
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è atterrato attorno alle dieci all'aeroporto di Ronchi dei Legionari (Gorizia) dove è giunto a bordo dell'aereo presidenziale. Pochi minuti dopo è partito in auto, alla volta di Gemona (Udine), prima tappa della sua giornata di celebrazioni per il 40/o anniversario del terremoto del Friuli.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato alla presidente della Regione, Debora Serracchiani, è giunto a Gemona, prima tappa della sua visita al Friuli terremotato a quarant'anni dal sisma del 6 maggio 1976. Dopo aver reso omaggio in forma privata alle 400 vittime di Gemona, al cimitero monumentale della città, il Presidente è stato accolto sotto la loggia di Palazzo Boton, sede dell'amministrazione comunale di Gemona, dal sindaco Paolo Urbani e dal sindaco dei ragazzi, Luca Pellegrini, alla presenza di autorità civili e militari. Un lungo applauso dei presenti - soprattutto dei bambini delle scuole elementari e medie - ha saluto il Presidente che ha risposto con un cenno della mano e avvicinandosi alla folla stringendo le mani dei presenti. Dopo un breve saluto - Urbani ha donato a Mattarella una copia dello statuto di autonomia di Gemona del 1300 - il Presidente ha percorso via Bini (se Gemona è stato il cuore del terremoto, via Bini è stato il cuore del cuore del terremoto) ha raggiunto a piedi il duomo dove ad accoglierlo c'era l'arcivescovo di Udine, Bruno Mazzoccato, l'allora sindaco di Gemona, Ivano Benvenuti, e l'allora l'assessore regionale alla ricostruzione, Salvatore Varisco. Il Presidente ha quindi lasciato Gemona per raggiungere la vicina Venzone, altra cittadina friulana quasi rasa al suolo dalle scosse del 6 maggio e del settembre 1976.

Mandi Friul, mandi furlans. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto salutare e rendere omaggio a Venzone a tutto il Friuli che si è risollevato dopo la ferita inferta dal terremoto del 1976. Un discorso intenso volto a sottolineare la grande forza di un popolo che non si è piegato ma si è «Rialzato dimostrando a tutta Italia la sua determinazione frutto di una cultura e un impegno che ha consentito la rifondazione dei paesi colpiti». E una gremita  piazza del Municipio ha risposto calorosamente con un'evviva il Presidente.  «C'è stata una presenza dello Stato e tanti contributi, ma quello protagonista è stato il contributo dei friulani. La mia presenza si ricollega alla vicinanza dello Stato, ma vuole esprime apprezzamento e riconoscenza per quello che è stato fatto qui». 

Friulani: gente eccezionale. «Il dramma che ha colpito il Friuli - di cui oggi ricorre il quarantesimo anniversario - non ha fatto che rafforzare l'identità e la dignità di un popolo straordinario: un'umanità - quella maturata dalla pasoliniana 'sconfitta' - espressa sia in termini di rinsaldamento dei legami sociali che di resilienza, che ha consentito ai friulani di dare prova all'Italia intera di solidità e pragmatismo». Lo ha detto il capogruppo della Lega Nord alla Camera e segretario regionale FVG, Massimiliano Fedriga. «Quando la paura, la morte e la disperazione bussano alla porta, la maschera cade e la vera anima viene messa a nudo - ha continuato Fedriga -. Lo spirito di questa gente eccezionale sia dunque d'esempio a tutti noi, affinché ogni terremoto che ci colpisce non rappresenti un punto conclusivo, ma l'inizio di un percorso di rinascita. Vive el Friul».



«Mandi Friul» e «Ariviodisi», il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha salutato in friulano rispettivamente all'inizio e alla fine del suo breve discorso in piazza a Venzone la folla giunta accoglierlo con bandierine tricolori, la banda e numerosi mezzi dei Vigili del fuoco, anche dell'epoca.
 

Ultimo aggiornamento: 15:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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