Acquedotti, in Friuli la metà dell'acqua prelevata alle fonti non arriva ai rubinetti delle case. Ecco le cause

Le fontane dei pozzi artesiani "sversano" nel terreno circa 150mila litri al secondo, ma per ora restano tutte aperte

Sabato 11 Maggio 2024 di Loris Del Frate
Acquedotti, in Friuli la metà dell'acqua prelevata alle fonti non arriva ai rubinetti delle case. Ecco le cause

Chi l’avrebbe mai detto che anche in Friuli Venezia Giulia, terra in cui l’acqua non è mai mancata, anzi, tra qualche anno potrebbero scatenarsi delle vere e proprio “guerre” tra gestori e territori per garantire il servizio ai cittadini. Sembra impossibile, eppure è così. Del resto un esempio lo abbiamo già avuto nell’estate torrida del 2022 che per mesi ha messo in ginocchio l’agricoltura, ma anche alcuni paesi costretti ad attingere l’acqua da una cisterna perché le falde erano prosciugate.


I MOTIVI

Del resto sono diversi i motivi per cui con il cambiamento climatico il futuro sul fronte dell’acqua è tutt’altro che roseo. A cominciare dalla sempre più lunghe estate e primavere siccitose che ci aspetteranno secondo i climatologi e a questo va aggiunto il fatto che gli acquedotti anche in Friuli Venezia Giulia sono dei veri e propri catini bucati con perdite che arrivano al 50 per cento. Meglio che in altri posti, ma sempre con numeri preoccupanti. Da aggiungere i milioni di litri che vengono versati inutilmente dalle fontane dei pozzi artesiano che avrebbero dovuto ridurre i getti, ma la Regione ha concesso una deroga (chissà quante ce ne saranno ancora), per arrivare alla carenza di bacini idrici e alla scarsa propensione a raccogliere l’acqua piovana.

Il quadro è chiaro per capire perché il futuro sarà complicato se il cambio climatico - come tutto fa supporre - proseguirà con una virata verso estati torride sempre più lunghe e sempre meno pioggia.


I NUMERI

Le cifre dell'acqua che in Friuli Venezia Giulia vengono buttate letteralmente via sono impressionanti. Dieci milioni di litri d’acqua, infatti, vengono persi perché i tubi degli acquedotti regionali sono vecchi e spandono e poi ci sono altri altri 150mila litri al secondo buttati via e sono quelli delle fontane sempre funzionanti dei pozzi artesiani che sono presenti in gran parte nella bassa friulana, ma anche nel sanvitese e in parte anche nella zona di Pordenone. Sembra impossibile, eppure è così. Gli acquedotti dei 20 Comuni della provincia di Pordenone gestiti da Hydrogea, perdono dalla fonte sino ai rubinetti delle case il 50 per cento dell’acqua. Un disastro pur in linea con la media dello spreco al Nord e decisamente meglio rispetto al Centro e al Sud d’Italia dove la perdita in alcuni casi supera il 65 per cento. Più o meno la stessa percentuale per gli acquedotti dell’udinese, dove, però, la media dell’acqua dispersa sale vertiginosamente per colpa dei pozzi artesiani. Gran parte dei pozzi artesiani di cui ampie zone del Friuli Venezia Giulia sono ricche, hanno un getto continuo, 24 ore su 24. Tutta acqua sprecata che non viene assolutamente recuperata perché spandendosi a terra non riesce ad arrivare sino alla falda che, almeno per l’acqua potabile, si trova almeno a 120 metri sotto terra. Litro più, litro meno, i pozzi artesiani disperdono 150mila litri al secondo. 


LA STRETTA

Dopo l’estate siccitosa la Regione aveva emanato una ordinanza costringendo i proprietari dei pozzi artesiani a inserire una sosta di limitatore. In questo caso il getto delle fontane sarebbe stato ridotto. Sempre una perdita, ma meno consistente. I Comitati si sono subito opposti e la Regione ha concesso una deroga di sei mesi. Vederemo se sarà riscopertata o scatteranno altri lasciapassare.


I TUBI

Hydrogea, la società pordenonese che gestisce l’acqua in 20 Comuni della provincia di Pordenone ha un movimento di 20 milioni di litri all’anno. Un numero decisamente alto di cui il 50 per cento viene disperso. Come dire che dall’acquedotto o dalle sorgenti di montagna non raggiunge mai i rubinetti delle case. I tubi sono vecchi e perdono la metà dell’acqua. Va un po meglio per l’acquedotto di Pordenone dove la perdita è più contenuta e non supera il 15 per cento grazie a diversi lavori che sono stati fatti nel tempo. Ma come mai non si corre ai ripari e si sostituiscono gli impianti obsoleti? Le varie società lo stanno facendo, chi più, chi meno, ma ogni anno al massimo si riescono a sostituire 5 - 6 chilometri di tubature, sia per le incombenze burocratiche che quelle legate all’apertura dei cantieri. Un solo dato che rende l’idea: Hydrogea ha una rete di circa 1400 chilometri di tubature: facendone 5 all’anno serviranno 280 anni per cambiarle tutte. Un miraggio.

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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