PADOVA - «In questo periodo siamo abituati a ricevere lettere da avvocati che chiedono di impostare per i loro assistiti particolari terapie. E si parla di terapie mai riconosciute né da Aifa, né dall'organizzazione mondiale della Sanità, né tanto meno da studi recenti». Lo racconta Fabio Baratto, primario della terapia intensiva del Covid hospital padovano di Schiavonia.
Da eroi in corsia, a bersaglio del disprezzo no-vax: è la parabola dei medici e degli infermieri nella quarta ondata della pandemia.
LA TIPOLOGIA
Ormai da una settimana l'ospedale di Schiavonia è stato riconvertito a Covid hospital. Il primario ha rilevato come, rispetto alle precedenti ondate, la tipologia di pazienti in rianimazione sia cambiata. «Innanzitutto, l'età si è abbassata in maniera importante. La fascia più colpita va dai 40 ai 50 anni specifica il dottor Baratto . Il virus, inoltre, è diventato molto aggressivo: questi pazienti finiscono intubati, allettati in posizione prona e c'è una mortalità significativa. Si tratta di persone che hanno deciso volontariamente di non vaccinarsi».
Una replica è arrivata del direttore generale dell'Ulss 6 Euganea, Paolo Fortuna. «La sanità è universalista, curiamo tutti garantendo le migliori terapie a nostra disposizione: non si guarda il colore della pelle, il ceto sociale o la credenza. E' un principio fondamentale sul quale si basa il giuramento di Ippocrate. E' importante che la popolazione ci creda». L'escalation di odio no-vax si ritrova anche all'Azienda Ospedale Università di Padova, dove un paziente dopo quindici giorni di terapia intensiva ha denunciato i medici per un ematoma sul braccio. Altro caso si registra al pronto soccorso di Pordenone.