PADOVA - Vedere i resti di un caro defunto ricoperti di fango e gettati su una carriola provocherebbe rabbia e dolore a chiunque. E questo scempio sembra sia veramente accaduto la mattina del tre marzo nel cimitero comunale di Caselle di Selvazzano. A raccontarlo è Gianfranco Barcellan, residente a Tencarola in via Rovigno, che tra settembre e ottobre dell’anno scorso è stato contattato dal Comune di Selvazzano per la procedura di esumazione dei resti del padre. «Desideravo cremare quanto rimaneva del corpo di mio padre - ha ricordato Barcellan - per poi portarmi a casa l’urna. Così, come previsto dalla legge, ho prima avuto il consenso di tutti i parenti e in un secondo tempo ho attivato la procedura che è andata a buon fine». «L’acqua e il fango hanno iniziato a invadere la fossa - ha raccontato - e una volta scoperchiata la bara la melma ha ricoperto i resti di mio padre. Gli operai incuranti della mia presenza hanno preso quell’ammasso di fango e ossa di mio papà e l’hanno gettato su una carriola»...
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