Omicidio Piombo, Ciammaichella:
«I due colpi sono partiti per caso»

Venerdì 22 Luglio 2016 di Thomas Campi
Omicidio Piombo, Ciammaichella: «I due colpi sono partiti per caso»
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Chiede giustizia sia per lui e per la sua compagna che ritiene ingiustamente detenuta. La donna, dice, non ha alcuna responsabilità nella morte di Antonio Piombo di cui si assume ogni responsabilità anche se ribadisce essere stato un tragico incidente avvenuto senza volontà e premeditazione. In una lunga lettera Salvatore Ciammaichella offre il suo racconto dell'uccisione del 60enne di Ceregnano che lavorava al bar della stazione di Padova, della quale ammette di essere «in qualche modo il responsabile», ricostruendo quanto avvenuto sull'argine del Po a Garofolo, la notte fra il 26 ed il 27 maggio. Una versione che sembra collimare con quanto l'ex maresciallo dei carabinieri di Cento ha dichiarato anche nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip Alessandra Martinelli lo scorso 7 giugno. Ciammaichella racconta che dopo essere rientrati a casa da una pizzeria nel ferrarese, dove svolgeva una seconda attività, hanno messo a letto la bambina e sono usciti nuovamente di casa. Erano euforici, racconta, complici alcuni drink bevuti in pizzeria. Raggiunta in auto la golena di Garofolo hanno fatto sesso, fuori dalla macchina. All’improvviso la sua compagna ha notato la presenza di una persona sull’argine. L'impressione, spiega Ciammaichella, è che non fosse solo e che avesse in mano un bastone, che nonostante gli inviti a andarsene si avvicinava e «a voce bassa proferiva parole quasi incomprensibili, credo di aver capito le parole "anch'io" e "vi pago"». A quel punto il maresciallo ha impugnato la pistola: «Non appena ho messo il dito nel ponticello per afferrarla, è partito un colpo, e poi un secondo mentre cercavo di impugnarla correttamente». Tutto quello che è accaduto dopo, sarebbe frutto della paura. I prelievi col bancomat servivano a depistare le indagini, e non vi sarebbero problemi economici, tanto che i soldi sarebbero stati messi nella cassetta delle offerte della chiesa in via Ripe di Bagnara, nel Ravennate. Poi, pur chiedendo perdono a Piombo che «sebbene avesse intenzioni chiaramente ostili, non meritava quanto gli è accaduto», si lamenta della detenzione in carcere, perché non vi sarebbe il pericolo della reiterazione del reato né, tantomeno, della fuga. «Mi sono stati negati anche alcuni diritti fondamentali, quali ad esempio la possibilità di recarmi in chiesa. Temo fortemente per la mia salute».
Ultimo aggiornamento: 15:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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