Salvini: «A Padova rivoteremo Bitonci
Se Brugnaro vota sì lasciamo la giunta»

Domenica 13 Novembre 2016 di Alvise Fontanella
Salvini: «A Padova rivoteremo Bitonci Se Brugnaro vota sì lasciamo la giunta»
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Piazza Santa Croce piena, nella città di Renzi, per il No al referendum e per lanciare Salvini premier di un nuovo governo con un programma fratello di quello di Trump. Ci sono decine di sindaci, della Lega ma anche di Forza Italia, c'è il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, leghista, ma anche quello della Liguria, Giovanni Toti, forzista. E c'è la Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia, c'è la Santanchè che assicura che anche Berlusconi è lì a Firenze «in ispirito», anche se il Cavaliere invia un messaggio amorevole a Stefano Parisi che nelle stesse ore riempie il Palageox a Padova asserendo pure lui di voler riunire il centrodestra ma prendendo le distanze da «quella roba lì» di Firenze. E soprattutto, c'è Massimo Bitonci, da poche ore non più sindaco di Padova, buttato giù da esponenti alleati di Forza Italia prontamente sconfessati dal partito, ma insomma, altro che centrodestra unito.
Salvini, Bitonci era il sindaco della più importante città governata dalla Lega...
«Lo so, Bitonci è uno dei sindaci più amati d'Italia, mi spiace per i padovani, dovranno investire una domenica di primavera per rieleggerlo senza quella zavorra lì».
La zavorra dei vostri alleati di Forza Italia, intende dire?
«È un partito che non c'è, si svegliano la mattina, uno fa cadere Padova, un altro rompe le scatole a Rovigo, un terzo fa polemica a Venezia, per carità saranno i veneti a decidere, ma è chiaro che c'è una parte di Forza Italia che pensa solo alle poltrone, agli appalti, agli accordi col Pd sotto banco. Non hanno fatto un dispetto alla Lega, ma a Padova, che perde cinque mesi. La Lega ha vinto, tornerà a vincere e governerà Padova senza di loro. Con quelli è storia chiusa».
 
Ma non c'è qualche responsabilità di Bitonci? Lo si comincia a dire anche in Lega. In due anni, tra scontri con gli alleati e assessori cacciati o dimessi, s'è perso il conto.
«In Lega si discute ma nessuno si sogna di affondare un sindaco. Quella di Padova è una storia locale, di piccole beghe e di alleati che è meglio non avere».
Lo dice anche il segretario della Liga Veneta, Toni Da Re. Storia chiusa, e sfida gli assessori regionali di Fi a dimettersi...
«La vicenda di Padova spiace perché Bitonci stava lavorando bene, ma almeno fa chiarezza. In primavera si vota a Verona, a Belluno, a Thiene, in altre realtà. E certe persone è bene eliminarle da subito».
Intende dire che salta anche l'alleanza con Forza Italia che sostiene Zaia in Regione?
«La giunta Zaia sta lavorando bene, ma Forza Italia deve controllare i suoi. Per quanto mi riguarda, se il segretario del Veneto mi dirà che anche in Regione bisogna far chiarezza, io rispetterei la sua scelta».
E l'alleanza a Venezia, col sindaco Brugnaro, l'unica che il segretario veneto dichiara di voler salvare?
«Brugnaro dice che la riforma costituzionale di Renzi fa schifo ma voto sì se mi dà i soldi. Siamo veramente al peggio del peggio del voto di scambio, dell'incoerenza, della falsità. I veneti non si meritano questo».
Però voi Brugnaro lo sostenete...
«Ne parlerò con i veneti in settimana, ma il mio pensiero è che un sindaco di una città così importante che dice la riforma costituzionale fa schifo ma voto sì, beh allora fallo senza la Lega. Questa è una riforma che svuota di poteri e di denari Comuni e Regioni, e tu voti sì? Bene, allora vai a governare con Renzi, chiedi i voti a Renzi, non alla Lega».
Va bene: via Brugnaro, via un pezzo di Forza Italia, la Lega balla da sola. Ma non capisco come si possa poi dire che si vuol riunire il centrodestra per vincere...
«Il centrodestra è un concetto superato. A Firenze c'erano con me trentamila persone, c'erano trecento sindaci da tutta Italia, molti veneti. Poi a Padova c'era un tizio che teoricamente dovrebbe parlare a nome del centrodestra, che ha detto Noi non c'entriamo nulla con quella roba lì di Firenze. Bene, facciamo chiarezza, a me con quella gente che rappresenta le banche e la finanza, non interessa dialogare».
Berlusconi le ha lanciato un messaggio chiaro: centrodestra unito ma niente populismi. Che è come dire, mi perdoni, che non può comandare Salvini...
«Fino a tre giorni fa, Trump era un populista, oggi è il presidente degli Stati Uniti d'America. E propone l'espulsione dei clandestini, la tassa unica al 15%, i dazi sulle importazioni cinesi...».
Il programma di Salvini?
«Beh, con mio orgoglio, non c'è dubbio che molti punti nei programmi sono identici. Populisti? Saremo anche populisti, se qualcuno preferisce Alfano Verdini e gli inciuci, veda lui».
Quindi lei si candida a premier. Noi con Trump. E ci sarà posto per Zaia, in questo governo populista?
«Mi candido con una squadra. Luca è una delle migliori risorse della Lega e del Paese. Nel governo Salvini ci sarà posto per Zaia, per Maroni, e per altri: conosco tanti sindaci veneti che come ministri farebbero meglio della Boschi».
Sempre che vinca il No...
«Certo che vince il No. Basta parlare con la gente per capirlo, non servono sondaggi. Vince il No perché questa è una pessima riforma».
Non per mandare a casa Renzi?
«A questa riforma che distrugge le autonomie la Lega voterebbe no anche se la proponesse Padre Pio».

Ultimo aggiornamento: 16:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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