Ponso. Geremia, stroncato a 14 anni da un tumore osseo. L'amico Brumotti: «Il funerale sarà la sua festa» - Video

Giovedì 22 Febbraio 2024 di Giovanni Brunoro
Ponso. Geremia, stroncato a 14 anni da un tumore osseo. L'amico Brumotti: «Il funerale sarà la sua festa»

PONSO (PADOVA) - «Il funerale deve essere la festa di Geremia». Lo anticipa lo sportivo e conduttore tv Vittorio Brumotti, amico della famiglia Fontana, che sta organizzando le esequie per il 14enne scomparso martedì mattina a causa di un tumore osseo.

La cerimonia si celebrerà domani mattina, alle 9.30, alla chiesa parrocchiale di Ponso. Le epigrafi ritraggono un Geremia sorridente, a bordo di un’auto sportiva fiammante. In alto a destra è stata messa un’immagine di Padre Pio, al cui santuario il ragazzino aveva fatto visita lo scorso autunno assieme ai famigliari e a Brumotti, molto devoto al santo.

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IL RICORDO

A San Giovanni Rotondo c’era anche Stefania Fochesato, volto storico della Fondazione Città della Speranza. Il suo supporto e la sua presenza non sono mai mancati nei due anni in cui il ragazzino ha lottato contro il male. «Geremia era seguito in un posto dove c’erano le massime probabilità di guarigione, un centro che adotta i migliori protocolli di cura - spiega Fochesato - Purtroppo, il suo tumore era molto aggressivo e le terapie non hanno dato l’esito sperato. Bisogna continuare ad investire nella ricerca e fare in modo che in futuro non ci siano più dei Geremia. Altrimenti, il suo sacrificio sarà vano». In questo periodo, tra Stefania e la famiglia Fontana è nata un’amicizia e la donna si era molto affezionata al ragazzino. «Ricordo ancora quando è arrivato per la prima volta da noi. È entrato e istintivamente mi ha abbracciato. Pochi al mondo sapevano abbracciare come faceva lui. Geremia era un generoso, un altruista, quasi un santo. Ha sopportato tutte le cure, anche le più pesanti. Gli ultimi tempi sono stati strazianti e inizio a pensare che sia rimasto tra noi solo per dare ancora un po’ di gioia alle persone che amava. Il primo dell’anno ero stata a pranzo da loro e Geremia mi aveva offerto un po’ di salame ai ferri. Non sono una grande carnivora, ma ho accettato su suo invito. Mi ha detto “Stefania, bisogna provare tutto nella vita”. Porterò sempre con me questa frase».

LA SOLIDARIETÁ

L’aiuto concreto ai Fontana non è mai mancato, anche da parte dei colleghi della Komatsu di Este, dove Mirco - padre del ragazzino - lavora come manutentore. Ne parla Francesco Blasi, responsabile delle risorse umane: «In queste situazioni, ci stringiamo tutti assieme, indistintamente. Quando abbiamo saputo che il figlio di Mirco era malato, abbiamo intrapreso una raccolta fondi. Si ventilava l’ipotesi di far curare Geremia negli Stati Uniti. Poi le cose sono andate diversamente. Era il momento della speranza. Poi, in quello dello sconforto, gli siamo stati vicini e continueremo a farlo. Mirco sa che quando tornerà troverà il suo posto e i suoi colleghi ad accoglierlo». Geremia era un ragazzino buono, capace di stringere forti legami sia con adulti che con coetanei. Chi non lo ha mai abbandonato è stato il suo migliore amico Giovanni, che con Geremia formava coppia inseparabile fin dai tempi dell’asilo. Non c’era giorno che Giovanni non facesse visita al compagno malato, anche solo per restare un po’ con lui in silenzio o fare merenda assieme. La loro amicizia aveva come punto in comune anche la passione per le motociclette. Geremia era orgoglioso della sua bella Fantic 50, regalatagli dalla famiglia Frattin.

L’AMICIZIA

«Quando “Gere” stava ancora benino - racconta Antonino, padre di Giovanni - facevano assieme brevi giretti. Poi gli è stato consigliato di non prendere aria e di restare tranquillo e i ragazzi hanno trovato altri passatempi. Gli ultimi giorni sono stati tragici per mio figlio, che fino all’ultimo sperava in un esito diverso per l’amico del cuore». Verso la fine della settimana scorsa, la situazione è precipitata e per il 14enne si è reso necessario il ricovero all’ospedale di Schiavonia. Nelle ultime ore, Geremia riceveva le costanti visite della zia Mara e ancora si diceva speranzoso di star meglio, andare al mare con la sua bella Fantic e riprendere gli studi di geometra a Este: «Ringraziava sempre, ma ero io a ringraziare lui della gioia di stargli accanto». Domenica, poi, un ulteriore aggravamento. Accanto a Geremia c’era Giovanni, che gli teneva la mano. Una delle ultime frasi di “Gere” prima di entrare in coma è la sintesi della sua breve vita: «Vi voglio bene, a tutti».

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 12:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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