In Terapia intensiva pediatrica un topo è piovuto dal soffitto. Grigio scuro, lungo dieci centimetri più altrettanti di coda, è piombato a terra domenica notte nel magazzino del reparto che si trova al secondo piano della palazzina di Pediatria, e ha cominciato a correre. Subito intercettato dal personale sanitario, l'animale è stato abile e velocissimo. S'è nascosto tra presidi medici, mobiletti e apparecchiature conservati nel grande stanzone che condivide gli spazi con una terrazza coperta, soluzione tampone per annosa carenza di metri quadri, che la dice lunga sullo stato dell'arte della palazzina. Chiuso a doppia mandata di chiave il magazzino, situato vicino alle delicatissime stanze di degenza (dieci posti letto riservati ai bambini gravi o gravissimi, bisognosi di cure super-specialistiche e continuative), è cominciata la caccia al topo tanto che ci sono volute oltre ventiquattr'ore per catturarlo. Dopo un'intera giornata di agitazione generale, ieri mattina è finito in trappola. Vivo. Scioccati medici e infermieri, tra la sorpresa e lo sconcerto sono scattate le misure di sicurezza.
La direzione generale dell'Azienda ospedaliera ha predisposto un piano di emergenza, con prossima chiusura dell'intero reparto di Terapia intensiva pediatrica e trasferimento dell'attività altrove. Una delle ipotesi più accreditate è lo spostamento temporaneo al primo piano della palazzina di Ostetricia in quelli che erano i locali della Terapia intensiva post-chirurgica pediatrica ma l'ufficialità arriverà solo nei prossimi giorni. Questo perché traslocare in blocco un'attività così complessa con pazienti così fragili è operazione molto difficile, che richiede tempo per pianificare tutto al millimetro. Di certo ci vorranno almeno quindici giorni per bonificare l'area, ovvero sostituire i vetusti impianti, comprese molto probabilmente le tubature dell'acqua, di sicuro smontare i controsoffitti e procedere alla derattizzazione a largo raggio. Si teme infatti che quel topo sia solo uno dei tanti che scorrazzano per l'edificio, costruito nel 1956 su progetto del famoso architetto Daniele Calabi. Nessun pericolo per i bambini ricoverati che non si sono accorti di nulla: il topo è caduto da un buco del controsoffitto del magazzino frequentato solo da addetti ai lavori. Struttura vecchia, ampiamente inadeguata è da tempo al collasso. Lì vicino un cortile, poco distante i lavori per la realizzazione del Giardino di Maria Sole e gli interventi di sbancamento per il posizionamento del prefabbricato, ospiterà l'allargamento della Patologia neonatale. Insomma, il ratto, nel trambusto, avrebbe trovato facilmente terreno fertile, triste avanguardia chissà di quanti.
La Terapia intensiva pediatrica, inquadrata come Unità operativa semplice dipartimentale sotto la guida di Andrea Pettenazzo, si occupa dell'assistenza di pazienti tra 0 e 18 anni, con compromissione delle funzioni vitali che vengono trasferiti dai diversi reparti del Dipartimento pediatrico e da altri presidi regionali. Il reparto è stato istituito nel 1990 e dà ricovero a circa 500 bambini e ragazzi all'anno. D'alta specialità, ha conseguito la certificazione secondo la norma Uni En Iso 9001-2008 e fa parte della Rete nazionale delle Terapie intensive pediatriche italiane Tipnet. Dunque un fiore all'occhiello, inserito in un contesto strutturale ormai da terzo mondo.
Ultimo aggiornamento: 12:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA La direzione generale dell'Azienda ospedaliera ha predisposto un piano di emergenza, con prossima chiusura dell'intero reparto di Terapia intensiva pediatrica e trasferimento dell'attività altrove. Una delle ipotesi più accreditate è lo spostamento temporaneo al primo piano della palazzina di Ostetricia in quelli che erano i locali della Terapia intensiva post-chirurgica pediatrica ma l'ufficialità arriverà solo nei prossimi giorni. Questo perché traslocare in blocco un'attività così complessa con pazienti così fragili è operazione molto difficile, che richiede tempo per pianificare tutto al millimetro. Di certo ci vorranno almeno quindici giorni per bonificare l'area, ovvero sostituire i vetusti impianti, comprese molto probabilmente le tubature dell'acqua, di sicuro smontare i controsoffitti e procedere alla derattizzazione a largo raggio. Si teme infatti che quel topo sia solo uno dei tanti che scorrazzano per l'edificio, costruito nel 1956 su progetto del famoso architetto Daniele Calabi. Nessun pericolo per i bambini ricoverati che non si sono accorti di nulla: il topo è caduto da un buco del controsoffitto del magazzino frequentato solo da addetti ai lavori. Struttura vecchia, ampiamente inadeguata è da tempo al collasso. Lì vicino un cortile, poco distante i lavori per la realizzazione del Giardino di Maria Sole e gli interventi di sbancamento per il posizionamento del prefabbricato, ospiterà l'allargamento della Patologia neonatale. Insomma, il ratto, nel trambusto, avrebbe trovato facilmente terreno fertile, triste avanguardia chissà di quanti.
La Terapia intensiva pediatrica, inquadrata come Unità operativa semplice dipartimentale sotto la guida di Andrea Pettenazzo, si occupa dell'assistenza di pazienti tra 0 e 18 anni, con compromissione delle funzioni vitali che vengono trasferiti dai diversi reparti del Dipartimento pediatrico e da altri presidi regionali. Il reparto è stato istituito nel 1990 e dà ricovero a circa 500 bambini e ragazzi all'anno. D'alta specialità, ha conseguito la certificazione secondo la norma Uni En Iso 9001-2008 e fa parte della Rete nazionale delle Terapie intensive pediatriche italiane Tipnet. Dunque un fiore all'occhiello, inserito in un contesto strutturale ormai da terzo mondo.
