Andrea Crisanti-Luca Zaia, l'ultimo atto della guerra dei tamponi

Martedì 3 Gennaio 2023 di Angela Pederiva
Andrea Crisanti-Luca Zaia, l'ultimo atto della guerra dei tamponi

C'è stato un tempo in cui Luca Zaia diceva: «Il prof è un faro per noi». Era l'epoca nella quale Andrea Crisanti gli scriveva: «La ringrazio per la stima». Quanto male sia finita, a mille giorni di distanza, lo racconta il botta e risposta di ieri. Da una parte l'intercettazione, anticipata da Repubblica, in cui il governatore un anno e mezzo fa aveva spiegato di disporre di una relazione universitaria che confutava lo studio del microbiologo sui test antigenici: «È un anno che prendiamo la mira a questo. Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto. Adesso questo qua fa il salvatore della patria e io faccio la parte del mona cattivo». Dall'altra la replica, affidata a Mow, nella quale il docente ha dichiarato definitivamente guerra al presidente: «Lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti. Questo regime di intimidazione in questa Regione deve finire». A chiudere la giornata, è poi andato in onda il servizio di Report su Rai 3, dedicato all'inchiesta della Procura di Padova sui tamponi: «Fin troppo rapidi».


IL MODELLO
Tre anni dopo, siamo ancora ai bastoncini cotonati, con annesso reagente.

Ma per ricostruire la vicenda, occorre partire dall'inizio. In principio i test sono solo molecolari e debuttano a Vo', nelle convulse ore seguite al momento zero del 21 febbraio 2020, quando Zaia presiede una drammatica riunione a Padova, mentre Crisanti si trova in volo per l'Australia: paese sotto chiave e screening a tappeto. I risultati sono condensati in uno scambio di messaggi WhatsApp fra i due del 29 febbraio. «È un successo senza precedenti», si complimenta il professore, al che Zaia risponde con la freccina della soddisfazione: «Top». Nasce così il famoso modello Veneto, sublimato dall'indagine epidemiologica annunciata il 5 marzo a Marghera, il quartier generale dell'emergenza Covid. È la fase in cui dai balconi sventola ancora l'ottimismo: Andrà tutto bene. Dunque sull'effimero carro dei vincitori cercano di salire in tanti. L'8 maggio Zaia si sfoga in diretta tivù: «A quel tavolo di guerra io, e nessun altro, ho deciso contro la legge di far fare i tamponi a tutta Vo'». Il governatore elogia la squadra della Prevenzione, capitanata dalla responsabile Francesca Russo, sulla quale Crisanti il 23 maggio si esprime però così: «Dire che aveva un piano è una baggianata». Se si sono tanto amati, tre mesi dopo è già finita. Oltre a rivendicare l'idea dei primi controlli di massa, il microbiologo dissente infatti sugli strumenti di sanità pubblica, sulla natura del virus, sull'estensione dei test antigenici. Il 22 luglio sembrano lampeggiare dei segnali di pace: «Il dibattito nella comunità scientifica è il sale della scienza», riconosce il politico. Ma è giusto un flash: «Penso però che Zaia nei miei confronti sia stato magari influenzato da persone gelose», ribatte lo scienziato.


IL LIBRO
Le anticipazioni del libro Perché l'Italia amò Mussolini (e come ha resistito alla dittatura del virus) di Bruno Vespa, uscite il 28 ottobre, segnano lo strappo definitivo fra i due protagonisti della pandemia. Il volume infatti rivela la dura lettera inviata dalla direttrice Russo a Nature, che ha pubblicato l'articolo di Crisanti con i risultati della ricerca padovana: «La pubblicazione ha alterato i fatti, distorcendo la realtà e mistificando quanto è accaduto a Vo'. Tutte le decisioni rilevanti su come affrontare il focolaio hanno avuto origine dall'Ospedale di Schiavonìa, dove sono stati ricoverati i primi due pazienti residenti a Vo' positivi per Sars-CoV-2, e sono state assunte dal Presidente della Regione del Veneto di concerto con la Direzione Prevenzione e Sanità Pubblica della Regione e con le autorità sanitarie dell'Azienda Ulss 6 Euganea. Tutto questo è accaduto ancor prima che lo studio di Vo' fosse concepito». Il microbiologo annuncia un'azione legale: «Questa lettura dei fatti è falsa e fuorviante, sto provvedendo a diffidare Vespa. Le prove di come siano andati davvero i fatti sono nelle carte e anche nello scambio di WhatsApp con il governatore Zaia. Si tratta di messaggini dell'8 e 9 marzo di quest'anno, nei quali gli anticipavo i risultanti sorprendenti dell'esperimento di Vo', dove era emersa l'alta quota di asintomatici, proponendo di esportare quel modello di sorveglianza attiva». Replica del giornalista: «Nell'articolo Crisanti presenta i risultati di due studi fatti sulla popolazione di Vo'. Risulta invece che lui abbia condotto soltanto il secondo dopo essere stato finanziato dalla Regione».


L'ESPOSTO
Ma ormai è uno scontro senza esclusione di colpi, soprattutto attorno al ruolo dei test rapidi: il professore sostiene che 3 referti su 10 sono falsi negativi, la Regione sottolinea che l'utilizzo è basato sulle indicazioni nazionali e internazionali. Il 10 marzo 2021 Azienda Zero presenta un esposto per diffamazione, che il 12 aprile 2022 viene archiviato. Va invece avanti quello depositato da Crisanti, tanto da sfociare il 21 luglio nella richiesta di rinvio a giudizio (per falsità ideologica in atti pubblici commessa dal pubblico ufficiale e turbativa nel procedimento di scelta del contraente) a carico di Roberto Rigoli, ex coordinatore della rete delle Microbiologie del Veneto, e Patrizia Simionato, già direttrice generale di Azienda Zero. Al momento è pendente l'udienza preliminare, la discussione entrerà nel merito al Tribunale di Padova il prossimo 6 febbraio. Allora saranno trascorsi quasi tre anni dall'inizio di questa storia. Un tempo in cui Zaia chiedeva: «Quanti nostri risultati sono stati cannati finora, secondo l'Istituto superiore di sanità?». E un'epoca nella quale Crisanti rispondeva: «Nessuno, sono stati validati tutti».
 

Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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