«Odio e gelosia», pianti della Cacco: i retroscena dell'omicidio di Isabella

Sabato 24 Giugno 2017 di Egle Luca Cocco
«Odio e gelosia», pianti della Cacco: i retroscena dell'omicidio di Isabella
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PADOVA - Il giorno dopo la condanna a 30 anni dei fratelli Sorgato e a sedici e dieci mesi di Manuela Cacco, il dottor Giorgio Di Munno è seduto alla sua scrivania al Commissariato di Cesena, dove ha preso servizio dopo la promozione a primo dirigente. Una giornata come tante? No, perché per l'ex capo della Squadra mobile padovana la sentenza è la conferma della bontà dell'indagine sulla scomparsa di Isabella Noventa.

Le telecamere e le tracce lasciate dai cellulari nella messinscena...
«Hanno voluto strafare, certo. Erano convinti di aver organizzato il delitto perfetto e credevano di usare la tecnologia a loro vantaggio per crearsi un alibi».

Un omicidio senza un cadavere, senza arma e luogo del delitto, e senza movente.
«Per quanto riguarda il corpo della povera Isabella ho solo una certezza: che non è nel Brenta. Per quel che riguarda il luogo, in cucina non sono state trovate tracce di sangue, ma un punto preciso del pavimento è stato pulito con una dose massiccia e inusuale di varechina. Il movente è una miscela che poi è diventata esplosiva di odio e gelosia. L'odio di Debora e la gelosia di Manuela Cacco».

Chi ha organizzato il delitto?
«Debora. Non accettava che il fratello soffrisse per la relazione con Isabella e nemmeno che lui potesse cambiare il suo stile di vita dal punto di vista economico».

Quanto tempo prima era stato preparato l'omicidio?
«Un mese. Il loro problema era che Isabella non voleva mai andare a casa di Freddy. Quella sera l'ha convinta con la scusa delle medicine da prendere»...
 
 

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