Grandi chef ma anche grandi affari, col gruppo padovano Alajmo che si conferma a tre stelle anche sui bilanci: 16 milioni di ricavi nel 2022, previsione di una crescita a 20 milioni quest'anno. L'alta cucina italiana nel 2023 sta andando col vento in poppa dopo la navigazione a vista del periodo di emergenza sanitaria e dopo la ripartenza lo scorso anno che ha visto un complessivo + 64% di ricavi per le prime cinque realtà.
A guidare la classifica stilata dall'Ufficio Studi Pambianco tra le insegne del lusso in tavola la galassia milanese Langosteria di Enrico Buonocore, che ha archiviato un ottimo 2022 a 28,2 milioni di ricavi, a fronte dei 19,4 milioni del 2019.
Deciso il balzo anche per il gruppo Alajmo (partecipato anche dalla vicentina finanziaria d'investimento Palladio Holding), dopo un 2022 che ha visto un sorpasso sul pre-Covid, con il raggiungimento di un fatturato complessivo di 16 milioni, la proiezione per l'esercizio in corso è verso i 20 milioni, questo grazie anche nuovi investimenti in un mercato sicuramente complicato. Previsioni per l'anno prossimo? «Confermiamo la stima di 20 milioni per quest'anno. Per il prossimo non possiamo anticipare niente, stiamo facendo il budget in questi giorni», risponde Raffaele Alajmo. L'azienda veneta che ha ristoranti tra Padova, Venezia e Cortina ma anche a Parigi, ha visto negli ultimi anni una profonda riorganizzazione, investimenti sul digitale - dal nuovo sito con la piattaforma e-commerce - e il rilancio della Alajmo Academy per la formazione del personale.
NUOVE INIZIATIVE
Chiudono il quintetto di testa i fratelli Cerea, nel cui portafoglio la ristorazione pesa il 35% dei ricavi. E infatti, pur crescendo da 8,4 a 14,3 milioni, il fatturato post-pandemia del segmento ristorazione è comunque una quota più piccola rispetto ai volumi che il gruppo bergamasco sviluppa tra eventi e catering.