Ecco la casa dell'amicizia: un progetto per convivenze solidali targato Sant'Egidio

Domenica 23 Aprile 2023 di Alberto Degan
IL PROGETTO - La comunità di Sant'Egidio ha promosso la casa dell'amicizia

PADOVA - Il Portello respira a pieni polmoni aria di cambiamento. Si è svolto ieri un incontro tra la comunità di Sant’Egidio e i cittadini del quartiere, all’interno della parrocchia dell’Immacolata: è stato presentato il nuovo progetto di ristrutturazione del patronato per creare la “Casa dell’amicizia”. L’obiettivo è realizzare convivenze solidali (co-housing) per anziani a rischio e restituire spazi di incontro e socialità: una cucina e sale per incontri. 
 

IL PROGETTO
Tra i portavoce il parroco don Tommaso Opocher, Gioacchino Bragato, celebre pittore, Francesco Jori, giornalista e scrittore, Laura Schiavon referente progetto “Viva gli Anziani!” e Mirko Sossai, vice presidente della comunità di Sant’Egidio. 
«Ringrazio le persone presenti per la memoria storica che portano con sé e che condividono con noi - dichiara don Tommaso -, per il contributo dato e che continuano a dare alla comunità. Provo gioia a pensare che questo patronato possa rinascere come “Casa dell’amicizia”: in questa sua evoluzione non solo verrà riaperta una porta, verrà aperta con una visione sul futuro. Il nome non è casuale, pensiamo che soltanto insieme e nell’amicizia ci si salvi e si dia una testimonianza del Vangelo. Questa casa vuole diventare un luogo familiare d’incontro tra giovani e anziani, persone sole e famiglie: il futuro di questo quartiere è insieme e per farlo c’è bisogno di spazi accoglienti». 
 

RIGENERAZIONE
Un progetto di rigenerazione urbana, dunque, per ritessere la trama della solidarietà tra le generazioni. L’incontro ha avuto modo di presentare un vero e proprio spaccato di quella che è la storia e quindi l’identità del portello attraverso le persone che ci hanno vissuto: per questo motivo è stata fondamentale la presenza di Bragato e Jori, invitati a partecipare all’evento perché storici del portello nonché essi stessi parte della storia del quartiere del centro. I presenti hanno avuto la possibilità di ricordare e imparare le curiosità legate ad uno dei luoghi più caratteristici della città, una piacevole chiacchierata grazie alla quale gli interlocutori stessi hanno potuto fare un salto nel passato e riportare in vita quella che è stata la comunità di un tempo. 
«Padova dell’800 era una città eccezionale dal punto di vista della socialità e dell’aiuto, una rete che univa mondo religioso, laico e istituzioni senza soluzione di continuità. Un tempo la comunità credeva nei cittadini - racconta Jori -: investiva con convinzione nell’aiuto dei più deboli. Questo è lo spirito della Padova di un tempo che dobbiamo riportare in vita. Oggi, invece, troviamo un divario enorme tra i pochi che hanno sempre di più e i tanti che hanno sempre di meno, viviamo in una società che produce scarti e disuguaglianze. Per questo motivo abbiamo bisogno di inclusione: progetti come questo, che partono dal basso, serviranno a recuperare la città e ad avere finalmente dei cittadini e non degli abitanti».
 

I DETTAGLI
Sono proprio questi propositi, quindi, uniti alla necessità di costruire uno spazio condiviso che possa rigenerare il quartiere, che hanno spianato la strada per la creazione della Casa dell’amicizia. Il progetto, per cui è attiva una raccolta fondi lanciata nel 2021, prevede che con la ristrutturazione del patronato vengano realizzati: una sala polivalente da 80 posti, una cucina professionale, una sala per incontri, tre bagni attrezzati con docce per le persone senza dimora e 2 convivenze solidali che accoglieranno 8 anziani a rischio al primo piano. 
La Casa dell’amicizia sarà anche un’opera di riqualificazione energetica eco-sostenibile, grazie all’installazione di tecnologie per l’efficienza energetica, ad oggi inesistenti, come il cappotto termico e i pannelli solari fotovoltaici: la spesa complessiva sarà superiore al milione di euro, a cui ha già partecipato in parte la fondazione Cariparo con una donazione di 200.000 euro. 
 

LA SODDISFAZIONE
«La Comunità è da sempre un punto di riferimento per chi è solo e per chi desidera dare una mano.

Il Portello ci è sembrato il luogo più adatto per realizzare un’opera che potesse sviluppare i nostri obiettivi - conclude Sossai -: rilanciare la socialità, ritessere la trama della solidarietà tra le generazioni, tra il passato e il futuro. La costruzione della Casa è già in corso d’opera, i lavori sono cominciati ai primi di marzo, e si prevede che per fine anno il piano terra sarà già fruibile, mentre per il primo piano e quindi per il co-housing, dovremo aspettare la fine dell’anno prossimo o l’inizio del 2025».

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