Pd, arriva Guerini ma i bersaniani
disertano: «È una finta democrazia»

Lunedì 24 Ottobre 2016 di Paolo Francesconi
Lorenzo Guerini
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PADOVA - Primo impegno in Veneto per Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, in veste di “garante” del partito regionale fino al congresso che si terrà il 25 e 26 febbraio. Per l’occasione Guerini ha convocato a Padova l’assemblea regionale (riportata in vita dopo che si era sciolta in primavera) per lanciare la mobilitazione per il Sì al referendum del 4 dicembre («li ho trovati ricettivi - ha detto al termine - ho avvertito un certo disagio di fronte al No annunciato da alcuni dirigenti») e decidere lo schema organizzativo da qui al congresso «con formule condivise».

Durata breve (1 ora e ‘40), non aperta ai giornalisti, toni concilianti di Guerini, nessuna deliberazione formale.
Le tensioni, le tendenze centrifughe, le rivalità personali, i veti incrociati che hanno paralizzato e diviso il Pd dal giorno della sconfitta alle Regionali del maggio 2015 sono sempre lì ma, almeno in questa fase, la maggioranza renziana, sembra averli congelati. Ieri non ha mostrato divisioni o crepe. Anzi: il deputato Alessandro Naccarato ha parlato del referendum «come di opportunità straordinaria, momento fondativo del Pd attraverso i comitati per il Sì». Invece la minoranza bersaniana, ha disertato: non si sono visti i deputati veneziani Michele Mognato e Davide Zoggia, nè l’europarlamentare Flavio Zanonato (assente anche Alessandra Moretti, per ragioni personali). 

Mognato ha spiegato: «Ero in Regione, al tavolo su porto Marghera, tutto qui». Mentre Zoggia - chiamato in causa nel dibattito (il vicentino Claudio Rizzato: «Zoggia fa male al partito») - va dritto al punto: «Cosa ci andavo a fare? Hanno tenuto il partito ingessato per mesi, siccome adesso c’è il richiamo alle armi del referendum allora si fa finta di applicare la democrazia. È parecchio imbarazzante. Che ci siano dirigenti e iscritti per il No è un dato di fatto: puoi gestire questa situazione con intelligenza o in modo muscolare. Conviene? Cosa fai, li cacci? Guerini mi pare persona attenta». Da parte sua, il vice segretario nazionale, evita lo scontro: «Il tema di come si sta in un partito verrà affrontato dopo. Certamente circoli che fondano comitati del No non possono essere ammessi».

E sull’altra grande questione che divide il Pd - cioè come schierarsi sul referendum per l’autonomia del Veneto - riemersa con prepotenza dopo che la deputata Simonetta Rubinato ha annunciato che voterà Sì, Guerini ha cercato di togliere il problema dal tavolo: «Discutiamone, prima al nostro interno. Ma non può diventare un problema per il Pd. Oggi non era all’ordine del giorno. Il nostro obiettivo è la riforma costituzionale, dentro la quale ci sono già molti strumenti per rafforzare l’autonomia dei territori. Quando sarà il momento bisognerà valutare il merito reale del quesito referendario: una cosa è pensare ad un’intesa su Stato e Regione, altra cosa è declamare l’autonomia, altra ancora è strumentalizzarla politicamente». Ma che la questione prema con urgenza l’ha confermato il consigliere regionale Claudio Sinigaglia: «Non possiamo sottrarci al fatto che la Lega imposterà la campagna referendaria per il No a dicembre giocando su centralismo contro autonomia. Nè continuare a non avere una linea e poter dire tutto e il contrario di tutto. Ad esempio a giorni in Regione dovremo decidere come schierarci sul capitolo di bilancio che individua la coperture, 12 milioni di euro, per fare il referendum autonomista. Qual è la linea?». E dopodomani Renzi verrà a Padova: chissà se darà un segnale.
Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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