PIEVE DI CADORE - «Ho fatto tutto io, gli altri non sapevano nulla». Lo ha detto ieri Fabio Laritonda al giudice per le indagini preliminari Vincenzo Sgubbi del Tribunale di Belluno, addossandosi tutta la colpa del rogo-bomba della pizzeria Mordi e fuggi. Il 40enne originario di Brindisi che abita a Domegge è in carcere da mercoledì mattina, quando i carabinieri della Compagnia di Cortina hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare per l'accusa di incendio doloso aggravato. Con Laritonda è finito in cella anche il 57enne di origine napoletana, ma residente a Domegge, Giuseppe Lauro. Anche lui ieri, nell'interrogatorio di garanzia che si è svolto in carcere a Beldenich, ha risposto al giudice, assistito dal suo avvocato di fiducia Massimiliano Paniz. Ha spiegato che quella notte, il 24 aprile 2017, aveva semplicemente dato un passaggio a Laritonda e il suo amico brindisino Pasquale Ferraro. Certamente non sapeva che cosa dovessero fare a Pieve di Cadore. Laritonda infatti è senza patente e spesso chiede uno strappo agli amici, per spostarsi.
Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".