PIEVE - Un fiume in piena. Ha parlato per quasi 2 ore e mezza ieri Fabio Laritonda, che ha riposto a tutte le domande del pm Paolo Sartorello, titolare dell'inchiesta sul rogo-bomba di Pieve di Cadore. Il 40enne di origine brindisina, ma da tempo residente a Domegge, ha reso piena e circostanziata confessione. Nell'interrogatorio di garanzia aveva risposto solo ad alcune domande, prendendosi di fatto tutta la colpa di quanto accaduto. «Ho fatto tutto io da solo, gli altri non sapevano nulla», aveva detto al giudice. Salvo poi dire ripetutamente: «A questa domanda non rispondo». Ieri però ha detto tutto. Era assistito dal suo avvocato Mauro Gasperin di Belluno. L'interrogatorio, chiesto proprio da Laritonda, si è svolto in carcere a Baldenich dalle 11. Oltre al pm e l'avvocato c'erano anche due ufficiali di polizia giudiziaria.
Ora l'inchiesta inevitabilmente si allargherà e anche gli indagati aumenteranno. E proprio per ragioni d'indagine, come deciso dalla Procura, il contenuto dell'interrogatorio è stato secretato. Resta quindi senza risposta, per ora, ad esclusione degli inquirenti ovviamente, il movente e i mandanti dell'incendio doloso. Un rogo violentissimo che prima dell'alba di lunedì 21 aprile ha scosso il paese. L'esplosione ha distrutto la pizzeria Mordi e Fuggi e danneggiato una ventina di edifici vicini. Chi lo aveva ordinato? Quali i motivi del gesto?
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