25 aprile, i ricordi del reduce
di Russia che oggi compie 100 anni

Lunedì 25 Aprile 2016
Massimo Facchin
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Per Massimo Facchin il 25 aprile ha un significato personale. Oggi ancor di più, perché spegnerà cento candeline. L’invidiabile traguardo nei prossimi giorni sarà festeggiato anche con una cerimonia pubblica a palazzo Rosso.
Nato a Lamon nel 1916, dopo il diploma magistrale, Facchin fece lo scrivano al Distretto militare di Belluno. In seguito fu inquadrato nel 64° reggimento di fanteria di Vittorio Veneto e, dopo il corso ufficiali di Fano, fu destinato ad Ivrea. Da lì partì per il fronte russo dove visse la tragedia della ritirata dalla sacca del Don.

Quell'esperienza fu presente in tutta la vita dell'uomo e dell'artista. Egli si trovò di fronte ad episodi e situazioni oltre il limite dell'umano. Molti gli episodi che ricorda con lucidità più di 70 anni dopo: «In quell'inferno feci piazzare la mitragliatrice per difenderci, ma al primo colpo s'inceppò. Cercammo allora di ampliare la testa del pistone servendoci di una parte del fucile. Fu tutto inutile: fece di nuovo cilecca. Quelle erano le armi che ci dovevano permettere di fronteggiare le automatiche russe; venni a sapere più tardi che le armi nuove erano nelle retrovie a difesa dei nostri generali». E ancora: «Trovai un collega ufficiale riverso sulla schiena: afferrai il bavero del pastrano per sollevarlo e questo mi restò in mano mentre lui ricadde con la testa sulla neve, le costole per un lungo tratto erano tagliate di netto dalla spina dorsale. Era ancora vivo e urlava dal dolore: "Abbazzabi, Facchin...!". Non gli riusciva più di pronunciare la 'm'. Lo feci portare ad un piccolo ricovero sperando, nonostante la grave ferita, che si potesse fare ancora qualcosa per lui, ma non fu così».

Scampato per miracolo a quell'inferno, camminò per duemila chilometri sperimentando la generosità delle donne russe, la stupidità della guerra, la dignità umana calpestata sotto le bombe. Oggi tutto ciò è racchiuso nel suo monumento al parco Città di Bologna. Dopo la guerra Facchin svolse una lunga attività di insegnante d'arte, di scultore e di polemico confutatore di teorie fisiche e astronomiche che espone con convinzione ai visitatori nella sua casa di via Rivabella.
Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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