Riapre il punto nascite da gennaio. Il sindaco: «Era necessario»

Domenica 4 Dicembre 2016 di Giuditta Bolzonello
Riapre il punto nascite da gennaio. Il sindaco: «Era necessario»
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PIEVE DI CADORE - Ultime settimane senza punto nascite notturno: il reparto dell'ospedale di Pieve tornerà operativo 24 ore su 24 in gennaio. Lo ha confermato il direttore generale dell'Usl 1 Adriano Rasi Caldogno in una lettera alla sindaca Maria Antonia Ciotti per rassicurarla sul servizio, sospeso per mancanza di medici, che tornerà operativo con l'anno nuovo.
Soddisfatta la sindaca: «È stato giusto insistere, denunciando la situazione di stallo, per riavere il servizio. L'ospedale di Pieve ha sempre avuto un Punto Nascite e deve continuare ad averlo perchè è al servizio di un territorio molto vasto e difficile. È ospedale di riferimento per l'alto bellunese. Penso proprio ai pericoli dell'inverno quando la neve può rendere impossibile il viaggio per l'ospedale di Belluno. Penso alla stagione che porta tanta gente, ci potrebbero essere delle donne prossime al parto che devono avere, al pari delle nostre, un servizio vicino e sicuro. La montagna deve avere i reparti essenziali sempre aperti». Certo non dimentica il danno che questa chiusura ha prodotto, per recuperare ci vorrà tempo e tutta la professionalità degli operatori a cominciare da quei medici nuovi, che l'Usl è riuscita a trovare non senza difficoltà, e grazie ai quali si riapre il reparto. Nonostante tutto, la cicogna continua a volare sul Cadore. È di venerdì, alle 9.15, la nascita di un maschietto.
Un parto veloce, senza complicazioni; ad assistere la puerpera, che è arrivata in ospedale autonomamente, l'ostetrica e il medico che garantisce il servizio nel solo orario diurno. Una nascita che ha riacceso la speranza. Peccato che mamma e piccolo, che aveva tanta fretta di venire al mondo, abbiamo dovuto spostarsi poi al San Martino del capoluogo per la degenza. Il reparto cadorino dopo le 17 non ha più il medico. Risale al 27 ottobre la chiusura. Da quella data tutti i parti, sia naturali che chirurgici, e le emergenze devono essere gestite a Belluno. Una scelta dettata dalle difficoltà dell'Usl a reperire i ginecologi. Già ai primi di settembre, la direzione generale, aveva dovuto ridurre l'attività per la carenza di medici.
 
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