Morto Aldo Bristot, era l'ultimo della dinastia del caffè: amava il suo lavoro e la montagna

Lunedì 20 Novembre 2023 di Daniela De Donà
Aldo Bristot, morto sabato a 93 anni

BELLUNOUltimo della dinastia di torrefattori bellunesi: Aldo Bristot ha chiuso gli occhi sabato notte, a casa sua, in via del Cansiglio a Belluno all’età di 93 anni. Socio e amministratore della azienda di famiglia, insieme ai fratelli maggiori Ugo e Mario, era legatissimo alla sua città. Amava le montagne che la circondano. Pure quella un poco tozza che si chiama monte Serva e che per i bellunesi (soprattutto della sua generazione) è considerata palestra d’allenamento. Escursionista, fotografo. Con una caratteristica, quasi una firma: il raffinatissimo senso dell’umorismo, l’ironia sottile e rispettosa. Aldo era nato a Belluno il 3 maggio 1930. Intorno a lui, nelle ultime ore di vita, oltre all’abbraccio della moglie, Carla Mauro (sposata dopo 40 anni di convivenza) c’erano i due figli: Bruno, noto avvocato del Foro di Belluno, e Mauro, ingegnere, a Milano amministratore delegato in una multinazionale della graffite. Aldo era considerato da tutti uomo di ampia cultura: aveva frequentato il Liceo-ginnasio “Tiziano”, senza poi proseguire negli studi universitari perché la “Torrefazione” lo pretendeva. Per decenni la “Caffè Bristot” era anche casa: «Perché sapeva creare un rapporto personale con i dipendenti. Per lui il rispetto per la persona veniva davanti a tutto», precisano i figli.

LA MONTAGNA

Al di là della vita in azienda Aldo aveva una grande passione: la montagna, quella poco frequentata delle Dolomiti bellunesi: «Girava con il gruppo di Bruno Tollot a cui piaceva battere zone poco esplorate». Tra le montagna, infatti, è il selvaggio Pelf ad essere preferito rispetto alla Schiara o al Serva. Non un caso che – come affermato dai familiari - le sue ceneri, dopo la cremazione, verranno sparse su una di queste montagne. Sta di fatto che dell’area che ora sta dentro al Parco delle Dolomiti bellunesi Aldo conosceva ogni filo d’erba: «Partiva alla mattina alle quattro e stava fuori tutto il giorno in quota, e tornava con tante immagini, in diapositiva, di scorci poco noti che poi mostrava agli amici alpinisti», è il ricordo dei figli.

IL RICORDO

A proposito di amici alpinisti. Per i suoi sessant’anni si fece un regalo: salì sulla Gusela del Vescovà, guidato dall’amico scalatore di vaglia Soro Dorotei. «È uno dei suoi ricordi più vivi e belli», afferma Mauro Bristot. Come uno dei ricordi più tristi riguarda il fratello Angelo, morto in guerra in Etiopia, medaglia d’argento al valore. Anche Aldo, con i fratelli Ugo e Mario e, soprattutto con papà Domenico, volle che la memoria non svanisse: ad Angelo è ancora oggi dedicato il rifugio “Bristot” sul Colle del Nevegal.

LA STORIA

Il marchio Caffè Bristot ha più di un secolo. Ad inventarsi, nel 1919, quella che oggi chiameremo start up fu Domenico Bristot. Aveva perso il padre a 9 anni e, con la nonna, se n’era andato in Germania e, poi, a Vienna. Là iniziò a lavorare nel campo dell’edilizia. Con lo scoppio della prima guerra mondiale tornò a Belluno. E in via Psaro, a ridosso di piazza dei Martiri, diede vita ad un’ intuizione: aprire una torrefazione per un caffè dall’aroma fruttato, gradevole, intenso ma che non sapesse da tostato. Proprio come quello che aveva gustato da ragazzo. Un aroma “alla viennese”, insomma. Fu un successo, portato avanti dai figli Ugo, Mario e Aldo. Alti e bassi poi. Fino alla cessione ad una ditta austriaca, nel 2001, il Gruppo alimentare “Wedl&Hofman GmbH.

IL FUNERALE

L’appuntamento con le esequie è fissato per mercoledì alle 14.30 nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano. Sarà occasione per salutare la moglie Carla, Bruno con Maria Giovanna, Mauro con Margherita, Claudia, Federica con Diego, Riccardo con Stella, i nipoti Tommaso, Jacopo, Manrico, Violante, Aurora, Rocco, Penelope, Sandy e Alessia

Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 10:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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