Lupi per le strade in Alpago, il professor Boitani: «Nessun pericolo, basta evitare certe situazioni»

Sabato 2 Dicembre 2023 di Alessandro De Bon
Un lupo ripreso pochi giorni fa mentre attraversa le strade di Tambre

BELLUNO La paura del lupo che da mesi attanaglia i borghi dell’Alpago - il lupo è in paese, il lupo è nei cortili, il lupo è negli smartphone di chi lo incontra, magari con un gatto in bocca - è una paura concreta che ha dettato ai sindaci della conca bellunese ordini del giorno e avvisi alla popolazione. «Ignoranza, a questo punto tanto vale fare sindaco Cappuccetto Rosso». La bordata è di Luigi Boitani, uno dei più rinomati esperti di lupi d’Europa. Professore ordinario di Zoologia alla Sapienza, autore cinquant’anni fa dello studio Progetto Lupo per il Wwf, primo uomo in Europa ad aver catturato un lupo, nel 1973: «Questi sindaci quante persone ammazzate o aggredite da un lupo hanno visto in Europa negli ultimi cinquant’anni? Emettere un’ordinanza o un avviso non fa che alimentare la paura. Se la gente ha paura del lupo è perché lo approccia con le conoscenze di Cappuccetto Rosso. E questo non vuol dire che non ci possa essere una situazione che meriti attenzione, anzi, ma sarebbe meglio discernere i fatti su base scientifica». I lupi in Alpago non sono su una fiaba di Perrault, ma per strada. «Ed è una novità che il lupo scenda a valle per cercare cibo? A Belluno non sta succedendo nulla di eccezionale; ci sono circa 4mila lupi in Italia, non c’è niente di nuovo e niente di cui preoccuparsi».

I COMPORTAMENTI
Nemmeno se ce lo si trova in giardino? «Il lupo è un animale estremamente adattabile e flessibile, se c’è da mangiare facile in paese scende in paese.

Qualche anno fa a Porto Ercole, in Toscana, un lupo aveva imparato che una signora lasciava in strada i croccantini per i gatti, e puntualmente arrivava a mangiarseli. Poi un giorno ha visto il gatto e ovviamente ha preferito il gatto. Il lupo coglie qualsiasi occasione». E se l’occasione è un bimbo? «Avete mai letto di un bambino ucciso da un lupo? Il lupo è una bestia intelligente e culturale, quel che impara lo tramanda; in Italia ha imparato che l’uomo è pericoloso, perché ha un fucile e può fare male a distanza. Poi chiaro, così come esiste il “pazzo” tra gli uomini, anche tra i lupi può esistere l’esemplare che esce degli schemi, e in quel caso va abbattuto. Non sono un iper-protezionista, ma ripeto, bisogna procedere su basi scientifiche». 

LA PRUDENZA
Gli allevatori continuano a perdere capi di bestiame. «L’allevamento è un altro discorso. Bisogna procedere con una serie di azioni preventive, come recinti elettrificati, ricoveri e cani da guardia, che riducono le perdite a percentuali tollerabili. Se poi ci sono situazioni particolari vanno analizzate e studiate, non urlate dal singolo pastore o sindaco. Chiaramente là dove c’è il lupo il pascolo brado non è più compatibile; così come è meglio evitare le passeggiate con il cane a guinzaglio, perché attaccando lui - non il padrone - creerebbe una situazione pericolosa. E la notte ovviamente non lascerei il cane alla catena in giardino; una cena fin troppo facile». Trattasi di convivenza? «A 400 metri da casa mia da anni c’è una tana di lupi. Io evito di andare in quella zona nel periodo delle cucciolate, il cane me lo tengo stretto mentre per il cavallo non temo particolarmente perché è una preda troppo grossa. È in tutto e per tutto una convivenza, sì». Vent’anni fa lei stesso parlava di conservazione del lupo, ora sembrano ovunque. Perché? «Perché ci sono più uomini e più cibo, e se il lupo mangia si riproduce. Dovreste vedere cosa succede in Pianura Padana, da Mantova a Ravenna, che con migliaia e migliaia di stalle e allevamenti è praticamente una macelleria a cielo aperto. Questo non vuol dire che cresceranno all’infinito, perché sono anche animali territoriali. L’Appennino ad esempio è saturo». Lei l’ha conosciuto da molto vicino. Che animale è il lupo, oltre ad essere beffardamente l’avo del miglior amico dell’uomo? «È un animale estremamente intelligente, sociale. Il lupo parla moltissimo e in tantissimi modi: con la voce, con la forma del corpo, con il pelo, le orecchie, la mascherina, gli odori. Se lo si ascolta racconta un mondo meraviglioso». Ok, bisognerebbe “imparare il lupo”, ma se va a dirlo oggi in Alpago rischia le sassate. «Quindi facciamo la guerra alla specie? Eradichiamo i branchi? Cancelliamo 4mila lupi? Se si preferisce ammazzare tutto quello che ci dà fastidio procediamo pure, a cominciare dagli umani magari».

LA LEZIONE
Come si impara a capire un lupo, allora? «Sappiamo leggere i cani, perché non possiamo leggere i lupi? Per capirne l’aggressività non occorre aspettare che attacchi. Se non scappa quando viene scoperto già è un segnale, idem se si avvicina attivamente all’uomo. Qualche anno fa sulla spiaggia di Otranto un lupo giovane, a cui gli uomini portavano da mangiare, ha iniziato a giocare con loro, fino ad arrivare a tirare una bimba per il vestito. Ecco, a quel punto io sarei intervenuto e lo avrei allontanato, eliminato. Purtroppo sul lupo c’è una concrezione di informazioni antiche che si fa molta fatica a togliere. Eppure, restando lì, il lupo è anche la lupa che allatta Roma, è il branco che accompagna Apollo, il Dio più amato dell’Olimpo, è la famiglia di Mowgli. Ora sta diventando un problema politico, ma è una sciocchezza. Come se il problema dell’allevamento italiano, tra l’altro, fosse il lupo».

Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 11:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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