BELLUNO - Non conta più i suoi tatuaggi, più di uno è dedicato a Fabrizio Corona. E non intende farlo cancellare. È una che non rinnega nulla Geraldine Darù. Nella deposizione di martedì nell'aula del Tribunale di Milano al processo contro il fotografo dei vip e la sua collaboratrice Francesca Persi ha ripetuto quanto raccontato negli interrogatori di settembre. Tutto in quella Milano che le ha dato una seconda vita ma, un po', gliel'ha anche tolta. Ha ribadito ai giudici la sua amicizia stretta con Corona e la Persi, «eravamo una famiglia», ha sottolineato.
Nata a Belluno 39 anni fa da papà bellunese e mamma francese, Darù in questi giorni è tornata nella sua Mel. Si può lasciare alle spalle i mesi in cui è stata al centro di cronaca e gossip, dopo il ritrovamento di trenta mazzette di contanti nel controsoffitto dell'appartamento della Persi. Una vicenda da cui ne è uscita ferita ma salva «grazie alla mia famiglia e ai miei amici». «Sulla mia pelle ho imparato qualcosa. Non ho mai denunciato Fabrizio, ci tengo a precisarlo, ho solo svolto il mio dovere di cittadina onesta raccontando tutto, quando la questura mi ha chiamata per l'interrogatorio».
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