Ponte nelle Alpi. Venduto il castello Bortoluzzi: imprenditore alpagoto si aggiudica l'asta per 736mila euro

Mercoledì 22 Novembre 2023 di Lauredana Marsiglia
Il castello Bortoluzzi

PONTE NELLE ALPI (BELLUNO) - Ha fatto sognare e continua a far sognare per la sua fiabesca imponenza, ma finora le porte del castello Bortoluzzi di Ponte nelle Alpi sono rimaste chiuse. Nonostante la ristrutturazione avvenuta vent’anni fa, quando la dimora della facoltosa famiglia dell’Alpago venne trasformata in un condominio di lusso per aspiranti nobili, il maniero è rimasto un fantasma. Una lunga e travagliata storia che martedì 14 ha messo un punto fermo in tribunale a Belluno con l’acquisto dell’immobile per la “modica” cifra di 768mila 225 euro a fronte della basa d’asta di 1 milione 24mila 300 euro. Modica è la parola giusta se solo si pensa che la prima volta venne messo in vendita per 12 milioni di euro, senza però trovare risposte dal mercato.

Il castello è finito all’asta dopo un pignoramento per insolvenza, avviato da una finanziaria nei confronti della società Il Castello srl che, evidentemente, non avrebbe onorato il debito contratto. Massimo il riserbo sull’intera operazione che è stata seguita, come si può leggere dal sito delle aste immobiliare dall’avvocato Valerio Piller Roner delegato alla vendita. All’asta, martedì in tribunale, era presente anche il custode Ivg, oltre all’offerente alpagoto. La procedura si è chiusa rapidamente trattandosi di un’unica offerta a fronte però, da quanto si è appreso, di molte manifestazioni di interesse arrivate all’Ivg (Istituto vendite giudiziarie) di Belluno. Facile ipotizzare che gli interessati aspettassero, come capita spesso, che l’asta andasse deserta, presentandosi poi alla successiva che sarebbe stata indetta ribassando ulteriormente il prezzo.

Un gioco speculativo che però stavolta non ha funzionato, perché l’acquirente alpagoto ha ben pensato di bruciare tutti sul tempo.

Al momento non ci sono informazioni su chi sia il nuovo proprietario e che intenzioni abbia per sfruttare lo storico edificio composto da 19 unità abitative collocate su 5 piani fuori terra. Si tratta di appartamenti residenziali arricchiti da parti comuni come disimpegni, terrazze, vani scale interni ed esterni, vano contatori, ascensore, portico, camminamenti, spazi di manovra per le auto e un’area scoperta che funge da giardino.


La superficie su cui sorge, proprio a ridosso del ponte e a picco sulla falesia che scende al fiume Piave, è di oltre 5mila metri quadrati. I lavori di ristrutturazione partirono all’inizio del nuovo millennio per essere ultimati nel 2004.
Le unità abitative vennero messe subito in vendita, ma non ci fu un grande riscontro soprattutto per le difficoltà di accesso al castello, privato della possibilità di avere una nuova strada sul retro che sbucasse in via dei Zattieri senza dover affrontare proprio la statale di Alemagna all’altezza del ponte. 
Nel tempo le voci di possibili interessi sull’edificio si sono moltiplicate, ma senza mai arrivare ad una conclusione. Poi, nel 2015, la situazione precipitò con il sequestro del castello nell’ambito di un’indagine per riciclaggio di denaro sporco che vedeva indagato il proprietario dell’immobile, un 70enne padovano, messo sotto inchiesta dalla procura distrettuale antimafia di Venezia. Quelle indagini, tuttavia, non portarono ad accertare le ipotesi di accusa e così il castello venne dissequestrato e riconsegnato al legittimo proprietario. Un finale che cancellò anche la preannunciata visita dell’allora onorevole Rosy Bindi che all’epoca presiedeva la Commissione d’inchiesta sulle mafie.
 

Ultimo aggiornamento: 16:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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