SELVA DI CADORE (BELLUNO) - Uno slogan risalente alla propaganda fascista, ha spaccato in due la comunità di Selva di Cadore.
IL PASSATO
«La scritta - ricorda la consigliera Cestaro - rappresenta un momento che ha segnato profondamente molte famiglie di Selva che hanno vissuto direttamente anche la deportazione. Dai racconti che arrivano dai più anziani, nel mio caso dai miei nonni e bisnonni, si sono create delle fratture che hanno richiesto molti anni per essere rimarginate. Anche se il messaggio può essere celebrativo di alcuni concetti condivisibili come quelli legati a buona volontà, impegno, amore per la patria e per il proprio paese, non credo che lasciandolo sulla casa, peraltro molto vetusta, possa essere un ricordo positivo da trasmettere ai giovani. Servirebbe molto di più raccontare le vere storie di quanto è accaduto nel periodo fascista, soprattutto nell'ultima parte, e anche in quella successiva. Seppur oggi decontestualizzata, quindi incapace di esprimere appieno il sentimento dell'epoca, penso che questa scritta non possa essere interessante dal punto di vista storico».
L'ATTUALITÀ
Per l'ex sindaca Cestaro un plauso va rivolto invece a chi ha avuto il coraggio di ristrutturare quella casa e anche quella vicina. «Non è facile - sottolinea - prendere in mano edifici che sono rimasti in pessime condizioni per tantissimi anni e in una posizione che per motivi morfologici è di difficile gestione. Fra l'altro tra mille peripezie burocratiche. Ritengo che la cancellazione della scritta, con la demolizione del rudere, non è stata negativa: penso infatti sia molto meglio la valorizzazione del sito. Il nostro impegno nel voler mantenere le valenze storiche della vallata va impiegato in altro: ad esempio nei tanti bei fienili che meriterebbero un restauro conservativo o negli edifici molto più vecchi. Un modus operandi da seguire potrebbe essere quello del mulino di Toffol che ha riacquistato la propria bellezza ma anche la funzionalità».