Bostrico, urge tagliare le piante per fermare lo sterminio, ma non si trovano boscaioli

Mercoledì 2 Marzo 2022 di Yvonne Toscani
Corso per boscaioli

SAN PIETRO DI CADORE - In Val Visdende diverse zone si stanno muovendo sotto l’azione del bostrico. Nonostante la celere operazione di esbosco, messa in piedi quasi subito, all’indomani della tempesta Vaia. È questo che i presidenti delle Regole, proprietarie della quasi totalità dei boschi, si attendono di trovare con l’avvio dei lavori boschivi. E ad aggravare la situazione vi è la mancanza di risorse umane.

Perché gli esperti dell’Università di Padova hanno ordinato un’unica doppia azione per arginare il fenomeno: il taglio e il contestuale asporto del legname.

“Non abbiamo la disponibilità di squadre di boscaioli – afferma il presidente del Consorzio delle quattro Regole del comune di San Pietro, Orazio Cesco Cimavilla –. Mancano queste figure professionali in Comelico e nelle zone vicine”. Vi è la consapevolezza diffusa che ampie fasce di conifere siano armai compromesse. “È il caso dei boschi “dla Zaina” o “Giò da lago” – continua il caporegola –. Per quanto si vede, attualmente la quantità di alberi coinvolta non è elevatissima, ma non sappiamo cosa ci sia realmente sotto la corteccia. Si nota la diffusione del bostrico soltanto ad uno stadio avanzato". Gli aghi diventano giallognoli e quindi rossiccio-marroncini, per poi cadere nel giro di alcune settimane, partendo da quelli più in cima. Di solito il bostrico attacca e si riproduce nel legno malato o già morto, per esempio di schianti, ceppi o tronchi tagliati. Ma durante un'infestazione, come in questo caso, colpisce anche gli alberi sani e nei casi più gravi, in concomitanza con altri tipi di danni preesistenti, come la tempesta Vaia, può portare alla morte di intere foreste. Purtroppo non esiste una ricetta preventiva. L’unica strada percorribile è la duplice fase del taglio ed esbosco. Ma servono risorse umane e non ce ne sono. Invece le Comunioni familiari avrebbero bisogno di squadre di boscaioli, anche per arginare l’azione del bostrico in modo autonomo. Ormai gli schianti rimasti di Vaia e quelli dell’inverno 2020/21, con le copiose nevicate, non costituiscono più “il” problema, ciò che è stato portato fuori dalla valle è stato piazzato sul mercato, ciò che resta pazienza, perché l’attenzione si è tutta spostata sul parassita, che ha trovato l’habitat naturale negli esemplari sottostanti, a terra, per poi diffondersi anche in quelli sani. “Il danno provocato dal bostrico è doppio – spiega Orazio Cesco Cimavilla – da una parte dal punto di vista paesaggistico, dall’altra economico”. Le temperature in Val Visdende continuano ad essere rigide. Ieri il termometro ha toccato una quota ancora abbondantemente sotto lo zero: meno 15.5 gradi, pari ad una percezione di meno 20 e un’umidità all’80 per cento. Bisognerà, pertanto, aspettare. Il parassita, ritenuto molto pericoloso, colpisce principalmente l’abete rosso, agendo con incredibile rapidità ed ovunque. Fino allo scorso agosto la valle era priva di focolai. In tre mesi, la situazione è diventata talmente critica, da costringere, per esempio, la Regola di Campolongo, al taglio di uno degli alberi monumentali, di 250 anni, del Percorso naturalistico di Val Carnia. La finestra temporale per un intervento efficace da un punto di vista fitosanitario è pari a poche settimane, comprese tra la comparsa dei primi sintomi di attacco (ingiallimento della chioma, rosura di corteccia in prossimità dei fori di ingresso degli esemplari adulti). Qui comunque la situazione sembra di più facile gestione rispetto ad altre zone, grazie alle Regole. “Si evidenzia che in Val Visdende, dove la tempesta Vaia ha causato circa 650 ettari di schianti – si legge in una recente relazione della giunta della Regione Veneto – la lotta attiva al bostrico è molto più efficace perché la proprietà è di diritto privato, con procedure operative molto più snelle e non ci sono siti valanghivi”.

Ultimo aggiornamento: 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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