Napoli. Canoni stracciati, inchiesta su assessori e funzionari

Martedì 9 Febbraio 2016 di Leandro Del Gaudio
Napoli. Canoni stracciati, inchiesta su assessori e funzionari

Non siamo a Roma e non ci sono ville con vista Colosseo, di quelle pagate poche centinaia di euro al mese. Non è una affittopoli per vip, ma il caso viene comunque sollevato anche qui a Napoli: aree per l'integrazione sociale diventano palestre o centri di danza (a pagamento per i clienti), mentre un centro sociale in zona Decumani si trasforma in una residenza privata dei soci, che non badano a spese, tanto da farsi una mansarda abusiva. Eccola la presunta affittopoli napoletana, sotto inchiesta finiscono alcuni esponenti del Comune (tra dirigenti e assessori): sono ritenuti responsabili di aver assegnato pezzi del patrimonio immobiliare napoletano ad associazioni no profit, di quelle sulla carta impegnate nel sociale, anche se di fatto pronte a mettersi sul mercato come una qualsiasi altra azienda privata. Tutto ciò senza versare un canone mensile, magari pagando solo un obolo simbolico, buono a fare numero.

È così che associazioni di arte o artigianato, di sport o di cucina, di boxe o di atletica - enti nati per assicurare integrazione sul territorio - diventavano pizzerie o pasticcerie (che vendevano paste o panettoni al minuto); o scuole di danza, palestre da boxe buone per fare concorrenza ad altre strutture private (con rette mensili da 40-50 euro), e finanche garage da tariffe orarie, con buona pace della mission sociale definita sulla carta. Eccoli i retroscena dell'inchiesta contabile condotta dal pm Ferruccio Capalbo, che ha notificato in questi mesi decine di inviti a dedurre a carico di ex ed attuali amministratori di Palazzo San Giacomo. Decine di inviti a dedurre (l'equivalente di un avviso di garanzia in chiave penale), rispetto ai quali in molti hanno già fornito le proprie controdeduzioni. E in questi giorni ci sono anche i decreti di citazione in giudizio, anticamera di un procedimento contabile destinato alla valutazione di un organo giudicante. Ad essere coinvolti in questa fase del procedimento, ad esempio, l'ex dominus dell'ufficio comunale Corrado Di Maso, l'ex assessore Marcello D'Aponte (giunta Iervolino), ma anche l'attuale assessore al Patrimonio Alessandro Fucito. Inchiesta che va avanti da un anno, si scoprono alcuni aspetti legati alla gestione di immobili per uso non abitativo: parliamo dei comodati d'uso gratuiti o delle assegnazioni a canone agevolato. È il pm Capalbo a focalizzare l'attenzione su 23 strutture, convocando e interrogando dirigenti e impiegati, forte del lavoro della squadra investigativa della polizia municipale.

Ma cosa emerge dalle indagini? Si parte da una segnalazione fatta dall'ex assessore (ma anche ex pm anticamorra) Giuseppe Narducci, che punta l'indice su alcuni casi. Si scoprono fatti curiosi: come quello dell'associazione Agorà arte, il cui contratto viene definito tra il 2005 e il 2006: siamo tra Scampia e Secondigliano, cuore della settima municipalità, i locali vengono assegnati per garantire progetti di integrazione sociale a un territorio martoriato dalla camorra. Solo dopo alcune verifiche si scopre che l'associazione non ha i requisiti per svolgere una funzione sociale così delicata (non risulterebbe iscritta ad alcuno dei registri presenti in Comune). Ma c'è di più. Arrivano verifiche in borghese da parte della polizia giudiziaria e si scopre che «la struttura è utilizzata al fine di tenere corsi di danza regolarmente remunerati, con rette mensili da 45-50 euro a persona, con ulteriori 15 euro di iscrizione, in perfetta linea con gli standard di mercato».

È una vicenda che investe anche l'attuale assessore Fucito.

Scrive il pm Capalbo: «Una volta insediatosi il 22 maggio del 2013, nulla ha posto in essere per addivenire alla formale approvazione della stessa, né ha sollecitato gli uffici per la risoluzione delle molteplici fattispecie di mala gestio rilevate». Quindi? Doveva interrompere il rapporto, strappare questo ed altri contratti - scrivono gli inquirenti - anche alla luce delle segnalazioni che erano state prodotte da un suo dirigente. Raggiunto dal Mattino, Fucito spiega: «Ho affrontato la mala gestio partendo dalle 10mila fatture pagate per gli avvocati, dalla emorragia che c'era nelle spese del patrimonio, non ho potuto dedicarmi a quei casi che mi erano indicati dal dirigente, perché occorreva una analisi più ampia; per altro, il dirigente chiedeva un conforto e non il nulla osta per chiudere i conti con questa realtà. Ho disdettato 4 milioni di euro di ospitalità alberghiere in quei mesi, come potevo dedicarmi anche alla scuola di danza di Scampia?»

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