Donne strette nei piumini neri, occhi rossi di pianto e di stupore, giovanotti che le abbracciano e le consolano, uno allontana i giornalisti - che volete, cosa possiamo dire, lasciateci in pace - così per ripristinare i ruoli, perché sia chiaro che gli uomini le loro donne le proteggono, non le bruciano come candele, non le riducono in povere bamboline sfigurate. Sullo scalone della Rianimazione al Cardarelli, capolinea di storie tragiche e di dolori che non sanno darsi pace, il viavai è incessante, le lacrime si confondono, si cerca un senso che non c’è.
Ci sono zie, cugini, amici di Carla Ilenia. Si guardano intorno, rispondono ai telefonini, parlano piano: «Sì, ustionata. Sì, la bimba è nata. Sì, sta bene. No, non ci fanno entrare».
Frasi così, frasi da sala d’attesa in un pomeriggio di febbraio assurdamente tiepido, mentre dentro Carla Ilenia lotta con la morte, lotta per vivere, per riprendersi la vita e la sua bambina fatta nascere in fretta, il tempo di arrivare al Cardarelli, uno di quei miracoli che la sanità napoletana ogni tanto riesce a regalare. Carla Ilenia che è «bella, bellissima», raccontano gli amici di Pozzuoli, una donna alta, fisico da modella, una donna solare, di quelle che non passano inosservate. Paolo? Di Paolo nessuno ha voglia di parlare, se potessero lo cancellerebbero dalla memoria, clic e addio, come si fa con le amicizie di Facebook, come subito una mano pietosa ha fatto con l’account di Carla Ilenia, niente più Facebook, niente sguardi curiosi sulle foto felici, niente supposizioni e interpretazioni retrospettive sui post degli ultimi giorni.
Niente. Non c’è più un passato, per Carla Ilenia, da oggi in poi. Non ci sono più le litigate furiose e le riappacificazioni istantanee, i baci dopo le porte sbattute in faccia, l’allegria e la folle gelosia. Così era la vita per Carla e Paolo, amore e litigi, così la raccontano gli amici, ma a denti stretti, «non dire che te l’ho detto io». I vicini giurano di non essersi mai accorti di niente, d’altra parte è grande e riparata la villa dove lui viveva e dove lei ogni tanto si fermava, la villa dei Pietropaolo, famiglia a modo, agiata, rispettata. Non proprio una convivenza, minime prove di matrimonio in attesa di diventare genitori, una famiglia: «Paolo aveva finalmente messo la testa a posto, diceva che voleva fare sul serio, per lui la fidanzata e la figlia che stava per nascere erano un punto fermo». Parole del solito amico anonimo. Altri la raccontano diversamente. Perché Paolo, giovanotto ricco di famiglia, alto, brillante, «un tipo fascinoso», come sintetizza praticamente tutta Pozzuoli, anche dopo avere «messo la testa a posto» non si rassegnava a una vita normale: voleva quella di prima, la solita. Quella fatta di feste, eventi nei locali, vita notturna insomma, con tutto quello che ne consegue, e che gli aveva procurato anche una denuncia per droga. Strane frasi sul suo profilo Facebook, «Sono un disadattato di questa società, non mi sono mai piegato agli schemi», foto di viaggi, di vacanze al sole di Ibiza. Lavoro? Nessuno sa dirlo, non risulta. Forse ha dato una mano ai suoi nel tempo in cui gestivano il famosissimo ristorante La Ninfea, sul lago Lucrino, ceduto un paio d’anni fa. Una vita in discesa per quarant’anni, fino a toccare l’inferno.
In questa vita spericolata Carla Ilenia era entrata presto: «Si erano conosciuti da ragazzi, stavano sempre insieme, anche alle feste, in quei locali dove lui organizzava gli eventi».