Elezioni in Polonia, è svolta: gli europeisti verso il governo. Il Ppe applaude Tusk: l’Ue ora cambia

La destra di Diritto e giustizia arriva prima, ma non ha la maggioranza. La soddisfazione di Bruxelles per la svolta europeista: «Una grande notizia»

Lunedì 16 Ottobre 2023 di Gabriele Rosana
Elezioni Polonia, è svolta: l'opposizione filo-Ue ha la maggioranza. Tusk lavora già al nuovo governo

Nei palazzi Ue il respiro di sollievo s’è sentito forte e chiaro. Gli exit poll della notte dalla Polonia si sono dimostrati più attendibili di quelli slovacchi di due settimane fa e hanno scattato una foto confermata nella giornata di ieri dal conteggio delle schede: dopo otto anni di governo dei conservatori del PiS (Diritto e giustizia) e svariati fronti aperti con l’Europa - dai migranti ai diritti arcobaleno, passando per l’indipendenza di giudici e stampa -, a Varsavia tira un vento nuovo e pro-Ue. Che passa per l’atteso ritorno al potere, alla guida di un’ampia coalizione anti-PiS, del moderato di centrodestra Donald Tusk, già premier tra il 2007 e il 2014, prima di trasferirsi a Bruxelles per cinque anni da presidente del Consiglio europeo. 
LE REAZIONI
Tanto basta a far esultare uno dei socialisti di primo piano della Commissione, il (nuovo) vicepresidente esecutivo con delega al Green Deal Maroš Sefčovič, secondo cui è «una grande notizia per l’Ue che un Paese così importante torni al centro delle politiche europee». Sulla stessa linea il gran capo dei popolari del Ppe Manfred Weber: «Tutti possiamo rallegrarci del fatto che la Polonia sia tornata. Tusk ora dovrà formare un governo che tutelerà gli interessi del Paese e ne farà un partner collaborativo con l’Ue».
A sera, con il 90% dello spoglio ultimato, l’aritmetica e l’attribuzione provvisoria dei seggi sbarrano la strada a un terzo mandato alla testa del governo per il PiS: la formazione del premier uscente Mateusz Morawiecki e dell’eminenza grigia Jaroslaw Kaczynski, che nell’Ue si colloca tra i conservatori e riformisti dell’Ecr guidati da Giorgia Meloni, è arrivata prima con circa il 36%. Un risultato che vale 196 seggi, ma non basta a garantirle la maggioranza. Neppure un’alleanza con l’ultradestra di Konfederacija (7,2%) consentirebbe al PiS di mantenere il timone dell’esecutivo: la forza anti-aborto, pro-armi e contraria al sostegno all’Ucraina ha fatto peggio delle attese, finendo per racimolare appena una quindicina di eletti. L’asse a tre fra la Coalizione civica di Tusk (29,7%, lista che mette insieme un fronte unitario dai popolari a verdi e liberali), i centristi della Terza Via (14,4%) e la sinistra di Lewica (8,4%) è l’unica combinazione in grado di superare la soglia dei 231 seggi che rappresenta la maggioranza nel Sejm, la Camera bassa del Parlamento polacco. 
Ciononostante, le opposizioni unite potrebbero dover aspettare settimane, se non anche un paio di mesi, prima di avere una chance di formare il governo. Il presidente della Repubblica Andrzej Duda, esponente del PiS, dovrebbe infatti mantener fede alla prassi e al responso delle urne, assegnando l’incarico in prima battuta alla destra uscente. Solo dopo questo passaggio, il mandato potrebbe essere dato a Tusk.
COABITAZIONE
Anche un esecutivo di coalizione delle tre forze pro-Ue potrebbe, poi, non avere vita facile nella coabitazione istituzionale con Duda, visto che non avrebbe i tre quinti dei voti che servono per neutralizzare un eventuale veto presidenziale sui provvedimenti normativi. «Giorni di tensioni e battaglia ci aspettano», è il pronostico di Kaczynski. Tusk, da parte sua, ha promesso di migliorare i rapporti di Bruxelles e anche di sbloccare i 36 miliardi del Pnrr di Varsavia che, seppur approvato formalmente ormai più di un anno fa dalla Commissione, è stato finora congelato e non ha sbloccato alcun pagamento, “ostaggio” del braccio di ferro sulle riforme della giustizia che - è l’accusa Ue - hanno limitato l’indipendenza della magistratura polacca. 
Una bordata a distanza a Tusk, che del Ppe è stato pure presidente prima di lasciare Bruxelles per dedicarsi anima e corpo alla campagna elettorale polacca, è arrivata però dal co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento Ue Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia: «Mi auguro che nella complessa trattativa per formare il prossimo esecutivo a nessun partito di centrodestra venga in mente di portare al governo della Polonia la sinistra uscita sconfitta dalle elezioni». Se le legislative hanno fatto registrare la più imponente affluenza dai tempi della caduta del Muro di Berlino (73,79%), trainata da un’ampia partecipazione degli under 30, le urne sono invece andate comparativamente deserte e, visto il boicottaggio delle opposizioni, hanno condannato al fallimento i quattro referendum dai toni incendiari - dall’aumento delle pensioni all’accoglienza dei migranti - abbinati dal governo alle politiche: con appena il 40% dei voti espressi, nessuno dei quesiti ha raggiunto il quorum.

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Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 08:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA