Europarlamento, quando fischiare è più facile che pensare

Venerdì 1 Luglio 2016
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Carissimo direttore,
vorrei esprimere il mio profondo dissenso nei confronti di quei parlamentari "moderati" che hanno fischiato il deputato Nick Farage al suo ingresso al Parlamento europeo. In primo luogo penso che un Parlamento dovrebbe rappresentare un tempio della democrazia e non essere svilito al livello di un mediocre stadio occupato da una folla di teppisti. In secondo luogo i fischi non erano una forma di critica, seppur estrema, contro le opinioni di Farage in tema di immigrazione, oggettivamente ai limiti della xenofobia. L'eurodeputato britannico è stato fischiato perchè tra i promotori del referendum che ha portato il Regno Unito fuori dall'Unione Europea. All'ora sorge un dubbio: il capo dell'UKIP è stato fischiato perchè nemico della democrazia o perchè, se altri Paesi seguissero le orme della Gran Bretagna, molti parlamentari perderebbero il loro seggio a Strasburgo, seggio che occupano con poca fatica (alcuni si recano in Belgio 4-5 volte all'anno) e che frutta loro sino a 28000 euro lordi al mese?


Lorenzo Martini
Stanghella (Pd)


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Caro lettore,
non ho particolari simpatie per le tesi di Nick Farage. Ma quando la politica degenera nel più becero tifo da stadio è indifendibile. Quegli eurodeputati travestiti da tifosi avrebbero fatto meglio a utilizzare le loro preziose energie per una riflessione seria sulle ragioni del successo della Brexit. Forse si sarebbero anche resi conto che tra le ragioni che hanno portato il popolo britannico a votare sì all'uscita dall'Europa ci sono anche loro. Con i loro comportamenti, le loro stanche liturgie e i loro privilegi. Ma certo: fischiare è più facile che pensare.
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