Non demonizzare i turisti, ma far rispettare le regole

Martedì 23 Agosto 2016
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Egregio Direttore,
un "nuovo" tipo di turista è cresciuto senza che ce ne accorgessimo ed ora invade le nostre città storiche e d'arte come un nuovo Attila? Pare proprio di sì! Sbracato, insipiente, irrispettoso, egoico, maleducato, infantile, che crede di trovarsi sempre al parco giochi.
Urge allora dirgli e fargli intendere che il parco giochi si trova a Gardaland, Disneyland e altrove... ma non a Venezia! 

A. Vianello
Venezia


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Cara lettrice,
certamente nella massa di turisti che quotidianamente invade Venezia o altre città d’arte ci sono persone incivili, culturalmente incapaci di comprendere la fragilità e la particolarità del contesto urbano e sociale in cui hanno il privilegio di essere ospitati.
Se a questo aggiungiamo una colossale assenza di buona educazione e un’attitudine a far prevalere il proprio individualismo su tutto il resto, ecco che il risultato, tragico e insopportabile, è quello che abbiamo quotidianamente sotto i nostri occhi. Il vero problema però non è il turista, nuovo o vecchio che sia.
Ma la dimensione di massa che il fenomeno turistico in alcune città ha raggiunto. Già qualche decennio fa la grande filosofa Hanna Arendt scriveva che “la massa non vuole cultura ma intrattenimento”. La trasformazione delle città d’arte in grandi parchi giochi è una conseguenza di tutto ciò.
C’è un modo per sfuggire a questa deriva? L’unico è quello di non rassegnarsi a una passiva accettazione di un’invasione incontrollata. Come tutti i fenomeni anche questo va gestito. Non demonizzando i turisti. Ma fissando regole, filtri, controlli e facendoli applicare con rigore. Sapendo che, inevitabilmente, occorrerà anche scontentare qualcuno. Per salvare un patrimonio di tutti.
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