Ancora sulla crisi e sulle tensioni nella Lega: tre (scomode) domande che meriterebbero una risposta

Mercoledì 5 Ottobre 2022
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Egregio direttore,
ho letto la sua risposta di ieri e benchè possa anche condividere alcune sue riflessioni sui destini del Pd e della Lega, ho l'impressione che anche lei sia caduto nella tentazione di sparare sulla Croce Rossa che in questo caso ha il nome e cognome di Matteo Salvini. Il capo della Lega ha certamente perso, per colpe anche sue, le elezioni del 25 settembre. Ma leggo e ascolto giudizi assai ingenerosi nei suoi confronti, venati da pregiudizio più che, secondo la mia personale opinione, dettati da un equilibrato giudizio. Salvini ha portato la Lega dal 4% a livelli inimmaginabili. Oggi gli viene addebitata per intero la responsabilità della recente sconfitta elettorale? Non è un po' troppo? O forse troppo facile?

Luigi Zanon
Vicenza


Caro lettore,
non è nelle nostre abitudine sparare su nessuna Croce Rossa, nè tantomeno crediamo di potere essere sospettati di nutrire pregiudizi nei confronti di Matteo Salvini. Cerchiamo solo di leggere i fatti e di interpretarli. La Lega sta vivendo una crisi profonda che è insieme di proposta politica e di leadership. La colpa di ciò non è e non può essere tutta e solo di Salvini. Ma in politica spesso i destini delle persone si sovrappongono con quelli dei partiti che queste stesse persone rappresentano. Salvini, già nel simbolo del partito, identifica se stesso con la Lega. Ma quanto la Lega, il suo mondo di riferimento ma anche i suoi destini politici, si identificano ancora con Salvini? Questo credo che sia oggi il principale problema da sciogliere. Da cui derivano altri, scomodi ma attualissimi quesiti: il segretario leghista, impegnato ad archiviare al più presto la sconfitta elettorale e ad entrare con un ruolo autorevole nel nuovo governo, sta combattendo una battaglia più per salvare se stesso o per rilanciare il suo partito uscito a pezzi dalle elezioni? La sua richiesta di ottenere, nonostante la sconfitta elettorale, un ministero ad alta visibilità per sè e ruoli di primo piano per alcuni suoi fedelissimi escludendo invece figure come quella di Giancarlo Giorgetti, risponde all'esigenza di garantire alla Lega un maggior peso specifico nel (probabile) primo governo Meloni o piuttosto a quella di garantire innanzitutto a se stesso e al suo cerchio magico un ruolo politico che funzioni anche da salvacondotto in caso di ribaltoni interni al partito? Me ne rendo conto: sono domande un po' brutali. Ma come diceva, con spietato cinismo uno dei grandi navigatori della Prima Repubblica, l'ex ministro Rino Formica, la politica è sangue e m.... Ed arriva per tutti un momento in cui bisogna farei conti con la realtà. Per la Lega e per Salvini credo che questo momento sia arrivato.
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