Taglio delle regioni per eliminare privilegi sempre più insostenibili

Sabato 31 Ottobre 2015
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Caro Direttore,

sta prendendo piede l’ipotesi di tagliare le regioni portandole da 20 a 12, ma l’eventuale accorpamento tra Veneto, Friuli e Trentino in una unica macroarea fa già discutere dando luogo a un vespaio di polemiche. Però, occuparsi di una nuova geografia delle Regioni sarebbe una azione concreta e coerente con gli obiettivi di risparmio e maggiore efficienza amministrativa. Una eventuale macroregione del Triveneto andrebbe ad azzerare le disparità tra regioni a statuto speciale e ordinario che non aiuta a fare sistema: sarebbero maggiormente soddisfatte le esigenze economiche, produttive, culturali e ambientali di questa meravigliosa terra, programmando uno sviluppo sostenibile. Ma Friuli e Trentino sembrano non gradire, anzi, i governatori di queste due Regioni sono intenzionati a mantenere i propri privilegi a scapito del bene comune. Sta prevalendo il lato miope della politica, non certo la nobile funzione del suo compito, cioè: organizzare la società sapendola interpretare, anticipando e favorendo un futuro migliore.




Silvano Lorenzon

Maserada sul Piave (Tv)




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Caro lettore,

temo che questo rimarrà per molto tempo un argomento di dibattito più che di concrete scelte politiche. Purtroppo, aggiungo, perchè l'attuale divisione del Paese in 20 regioni, con alcune di queste realtà che contano meno abitanti di una media provincia è anacronistica oltre che poco efficiente e dispendiosa. Gli argomenti a difesa dello status quo li conosciamo: la storia, le tradizioni, l'identità culturale e talvolta anche quella linguistica. Tutte cose importanti e da non sottovalutare, ma che nulla impedisce possano essere salvaguardate e riconosciute anche in un contesto amministrativo diverso e più snello di quello attuale.



Ciò vale anche per l'ipotizzata regione del Nordest che riunirebbe Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, una realtà territoriale ed economica che ha già molto punti in comune e dove la presenza di minoranze linguistiche andrebbe ovviamente regolata e riconosciuta. Mantenendo e magari anche rafforzando diritti, tutele e garanzie anche economiche. Eliminando invece quelli che sono ormai dei privilegi non facilmente comprensibili e sempre più difficilmente sostenibili.

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