L' "analfabetismo sentimentale" dietro agli stupri ma tutto questo non può essere un alibi

Martedì 29 Agosto 2023

Gentilissimo direttore,
ciò che oggigiorno lascia attoniti, senza parole, sgomenti è l'affermazione di un'estrema violenza tra molti giovani. E il fatto che godano nel farla, che se ne vantino poi, che se ne compiacciano! Come si è potuto arrivare a tanto, quali valori hanno incontrato tali giovani violenti nella loro vita, per non avere potuto incamerare il senso del limite e della legge? Forse sono giovani che sono stati ignorati da chi invece doveva seguirli e insegnare a loro i primi rudimenti del vivere? Forse tanta violenza per una errata comprensione della libertà, che non è poter fare qualsiasi cosa ignorando il prossimo, ma la possibilità di poter realizzare a pieno se stessi e per qualcosa che poi sarà "dono" alla società. Credo che, comunque, qualcosa tutti abbiamo sbagliato e stiamo sbagliando! Credo che dovremo interrogarci profondamente e con coraggio sul perché dell'affermazione di tanta violenza e sul forte senso di impunità che la contraddistingue.

Amelia Vianello


Cara lettrice,
mi pare che la risposta più chiara ed efficace ai suoi quesiti l'abbia data proprio sulle colonne del nostro giornale don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Burgio ha definito "analfabeti sentimentali" i ragazzi protagonisti delle violenze di gruppi che occupano le pagine dei giornali in questi giorni. Giovani, spesso giovanissimi, uomini a cui nessuno ha insegnato le regole basilari, l'abc delle relazioni umane, del rapporto uomo-donna, della sessualità. E che, dal canto loro, nulla hanno fatto per impararle, chiusi come sono nel loro mondo totalmente autoreferenziale dove l'unica fonte di conoscenza e di relazione è quasi sempre rappresentata da Internet e dove prevale un'unica legge, quella del branco.
Questi analfabeti sono tali perché non sanno leggere la realtà che sta loro intorno. Vivono una dimensione parallela dove i valori e i sentimenti sono capovolti o semplicemente non esistono. Sostituiti da pulsioni e logiche di sopraffazione che sfociano poi nelle violenze incredibili di questi giorni. È però troppo facile dire che la colpa di tutto questo è in larga parte delle famiglie. Non perché non sia così: lo è certamente. Le storie di questi ragazzi fanno emergere spesso situazioni familiari complesse, fragili e non raramente legate ad ambienti criminali. Ma questo non può in alcun modo suonare come un alibi o una giustificazione. Perché va sempre ricordato che a pagare il conto più alto non sono loro, gli analfabeti sentimentali e sessuali, ma le vittime delle loro violenze. E questo purtroppo si tende spesso a dimenticarlo o a sottovalutare. Come se a dover essere aiutati dovessero essere solo loro, i violenti. E non innanzitutto chi ha invece dovuto sopportare e subire le conseguenze della loro cieca e brutale arroganza.
 

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