Statue, il buonismo idiota
di una certa classe dirigente

Giovedì 28 Gennaio 2016
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Caro direttore, 
è mai possibile che continuamente non si possa evitare di fare i pecoroni e i sudditi di qualcuno che tra l’altro ci disprezza e ci vorrebbe tutti schiavi se non morti. Mi riferisco alla visita di Hassan Rohani, venuto per fare affari nel nostro paese. Per non turbarlo il nostro governo ha monetizzato la nostra dignità disponendo che opere d’arte che tutto il mondo ci invidia fossero oscurate. Se i nostri cittadini, politici o giornalisti vanno a casa dell’iraniano invece, si devono prontamente adeguare a quanto prescrive la sua religione e politica. Tale sudditanza la dice tutta dell’umiliazione che quotidianamente dobbiamo subire in Europa e nel mondo per l’inadeguatezza e la mollezza di chi dovrebbe rappresentarci e difenderci. Mi chiedo solo quando tutto questo finirà, e sono sicuro che non basteranno le elezioni, se non vi sarà una forte presa di coscienza di un popolo che finalmente giudichi chi ci governa con obiettività e non solo con emotività.

Giancarlo De Nardi
Spresiano (Tv)

Caro lettore,
aver coperto le statue e non aver servito vino a tavola al pranzo ufficiale in occasione della visita del presidente iraniano è la prova della nostra subalternità culturale verso l'Islam e, in secondo luogo, la dimostrazione del buonismo imbelle e idiota che alberga in pezzi della classe dirigente (si fa per dire...) di questo Paese. La reciprocità, soprattutto nelle relazioni diplomatiche, è una regola ed esprime il rispetto per la cultura di un Paese ospitante. Per questo, ad esempio, le donne delle delegazioni europee che vanno nei Paesi di stretta osservanza musulmana sono tenute a coprirsi la testa con un velo, come fece Debora Serracchiani.
Ma, proprio per questa ragione, se il leader iraniano viene in Italia non siamo noi a doverci adeguare alle sue regole, è lui a doverlo fare e quindi ad accettare, per esempio, il vino a tavola (non è obbligato a berlo) e la vista di capolavori dell'arte, come la Venere Capitolina, che tali restano anche se alcune parti del corpo ritratto sono ignude. Invece no: qualcuno nei Palazzi romani ha deciso, senza sprezzo del ridicolo, che dovessimo noi inchinarci ai voleri iraniani. Qualche lettore dotato di particolare spirito pragmatico, potrebbe osservare: ma in nome delle buone relazioni e soprattutto della prospettiva di lucrosi affari per le nostre industrie, qualche concessione si può anche fare. 
Obiezione risibile: quando, qualche tempo fa, il governo francese, in preparazione di una visita di Rohani, si è visto avanzare dalle autorità iraniane le stesse richieste (niente vino, opere d'arte censurate etc) ha risposto: no grazie. E la Francia, come noto, non è seconda a nessuno quanto a spregiudicatezza diplomatica e a capacità di movimento sui teatri economici internazionali. Ma la Francia ha un senso dello Stato e della dignità. Che, invece, a qualche italiano manca completamente.
Ultimo aggiornamento: 18:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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