Sanremo non è lo specchio del Paese e le polemiche sul voto sono inutili: il vero giudice è il mercato

Martedì 13 Febbraio 2024

Gentile Direttore,
le polemiche che stanno accompagnando il verdetto finale del Festival di Sanremo dimostrano sempre più che non si tratta di una semplice manifestazione canora, ma di un "evento collettivo" e allo stessi tempo "spaccato" del Paese nel quale ci si rispecchia. Ma le dispute riguardano anche le performance degli ospiti (più o meno gradite) e le dichiarazioni di taluni cantanti (più o meno condivise). E allora proprio da queste variegate caratteristiche della kermesse sanremese, cui partecipano attivamente milioni di persone (con il televoto e non solo..), nasce la richiesta di maggior trasparenza nell'attribuzione dei voti, che non limiterei solo al televoto, ma estenderei anche alle votazioni delle radio e della sala stampa. Insomma, volendo fare un paragone profano e spiritoso, vorremmo una nuova "legge elettorale" che scongiuri eventuali brogli.

Renzo Greco


Caro lettore,
da quando c'è il Festival di Sanremo le votazioni, tecnologiche o meno, sono oggetto di accuse e di polemiche per le possibili manipolazioni ordite a favore dell'uno o dell'altro cantante in gara.

Temo però che gli appassionati dovranno farsene una ragione: sarà sempre così. Il sistema perfetto e al di sopra di ogni sospetto, quello in grado di selezionare la canzone o l'interprete "senza dubbio" migliore o più popolare di quell'edizione, semplicemente non esiste. E non sarà la riforma del televoto a individuarlo. Ma in fondo anche il "giallo" del voto fa parte di quel grande spettacolo di arte varia che è Sanremo: fa parlare, discutere, alimenta i social e i dibattiti tv anche una volta che è calato il sipario al teatro Ariston. Inoltre, come la storia ci insegna, non è poi così importante arrivare sul gradino più alto podio del Festival. Certamente chi vince si gode qualche giorno di ulteriore celebrità e il primo posto è un traino importante per l'immagine e le vendite. Ma la vera classifica finale la decidono il mercato e le persone, cioè gli ascolti delle canzoni e il numero di dischi acquistati. E molto spesso ad essere premiati dal decisivo "voto del mercato" non sono i vincitori. La riprova la si è avuta proprio in una serata dell'ultimo festival, quella dedicata alle cover, ossia ai grandi successi: si sono ascoltate anche molte canzoni di successo presentate in passato a Sanremo, ma solo una di esse, se non sbaglio, aveva vinto il Festival. Insomma, non serve nessuna nuova "legge elettorale" per Sanremo: c'è già ed è rappresentata dal grande pubblico che sente e compra le canzoni. Il resto è, come sempre, spettacolo. Quanto poi al fatto che, come spesso si sente dire, il Festival sia lo specchio dell'Italia, mi permetto di avanzare qualcuno dubbio. Se lo è, si tratta di uno specchio piuttosto deformato e deformante, che restituisce spesso immagini distorte, e talvolta persino caricaturali, della nostra realtà. Certamente il Festival è però uno straordinario momento di partecipazione e condivisione nazionale che, con le canzoni e tutto il resto che vi ruota intorno, intercetta anche stati d'animo e umori della società. Ma è bene non dimenticarlo: Sanremo è innanzitutto un grande spettacolo. E come tale andrebbe visto e considerato.

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