Sanremo e la piccola moda
delle fascette arcobaleno

Martedì 16 Febbraio 2016
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Caro direttore,
vedere sul palco di Sanremo cantanti famosi e non, eseguire i propri pezzi con la fascetta arcobaleno, simbolo del movimento di liberazione omosessuale a sostegno del Ddl Cirinnà e dei diritti gay, è francamente sconcertante, specie considerando che in quei giorni si ricordavano i martiri delle Foibe, e nessun artista si è degnato di comparire sul palco con un nastro o comunque con un qualcosa di tricolore, neppure a sostegno dei due marò prigionieri in India.
Ancora più grave è constatare come un festival musicale sia diventato un'arena politica, a senso unico, nella quale si permette ad Elton John di pontificare sul quanto sia bello essere padre avendo comprato due bambini mediante utero in affitto, cosa al momento peraltro vietata dal nostro ordinamento. E' l'ultima dimostrazione di questo modo improprio di utilizzare spazi di intrattenimento della tv pubblica per predicazioni di parte, il tutto alla vigilia di una discussione parlamentare su temi molto controversi.
Non se ne può più di questi cantanti multimilionari che si atteggiano a guru della “rivolta” e della protesta, proponendosi come maestri di vita e comizianti, investiti di chissà quale autorità divina.
I cantanti facciano i cantanti, non facciano i predicatori, di cantanti santoni non se ne sente proprio il bisogno. Ma il successo, si sa, porta a esagerare. E allora uno s’inventa predicatore, pontifica sulle sorti del mondo, sulla politica, sul potere, restando un borghese che sta in questa società e nel redditizio mondo della musica come un topo nel formaggio.

Renzo Bulbarella

Abano Terme (Pd)

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Caro lettore,
vale sempre il principio che ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni. Ma quella delle fascette arcobaleno più che una manifestazione di libero pensiero è sembrata una piccola moda sanremese a cui in tanti, cantanti e non solo, hanno pensato bene di aggregarsi: non è il caso di sorprendersi, il conformismo miete vittime ovunque, anche sui palcoscenici. Kennedy diceva che il conformismo è il carceriere della libertà. E credo avesse ragione.
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