Referendum, i residui tossici di una lotta all'ultimo voto

Venerdì 2 Dicembre 2016
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Egregio direttore,
si potrebbe, che a campagna referendaria condotta da ambo le parti senza esclusione di colpi e quasi conclusa, che rimane il tradizionale amaro in bocca consueto in occasione di importanti vicende politiche italiane. Nel caso di vittoria del Sì, la parte più nuova della politica attuale trarrebbe linfa necessaria per continuare in azioni concrete di rinnovamento dell'azione politica. L'esecutivo del premier Renzi, con il prestigio della rappresentatività confermata, avrebbe la strada più facile per ulteriori coraggiose scelte di riforme strutturali. Nel caso di vittoria del No i sostenitori argomenterebbe, quasi sicuramente, sulla percentuale ottenuta, come al solito, per giustificare comunque una vittoria. Prevarrebbe, anche per loro, la teoria della riconfermata rappresentatività. Non importa che questa si basi su una scelta o ideologia professata, ma è sufficiente che soddisfi l'assillo (che li attanaglia) di rassicurare se stessi, la loro presunta leadership piuttosto che un'azione politica di rinnovamento. Lunedì 5 dicembre il sole sorgerà comunque per tutti. Sarà un'alba (per così dire) radiosa o un'alba (per così dire) uggiosa?
Natalino Daniele
Rubano (Pd) 


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Caro lettore,
ogni alba ha i suoi dubbi. Il mio è che questa compagna elettorale referendaria presentata come una sorta di guerra di civiltà e combattuta, come raramente è accaduto, senza esclusione di colpi e di accuse reciproche, lasci da lunedì nel Paese, chiunque vinca, residui tossici che non saranno facili da smaltire. E che contribuiranno ad incattivire ulteriormente e disgregare la già fragile e debole politica italiana. Ma spero di sbagliarmi.
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