Il reddito di cittadinanza può essere un boomerang

Sabato 22 Aprile 2017
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Egregio Direttore,
dov'è finita la cultura del lavoro? Del risparmio? Dei doveri verso lo stato? Leggo ogni giorno nei giornali di domande di sussidi, di lamentele perché lo stato non eroga contributi a questo o quello; La scusa è sempre la stessa, cioè che non c'è lavoro per tutti. Quando eravamo giovani, i nostri genitori ci hanno insegnato a non lamentarci, ad accettare qualunque lavoro pur di guadagnarci onestamente da vivere. Ci insegnavano il rispetto per gli anziani, per le leggi, tutte, non solo quelle che fanno comodo. Oggi tutto ciò si è dimenticato e cosa si propone? Il reddito di cittadinanza. Bella scoperta!

Sicuramente c'è chi ha veramente bisogno, ad esempio anziani indigenti, ammalati, invalidi veri, ma non si rischia forse di alimentare questa cultura sbagliata e ingiusta del non lavoro, tanto poi lo stato ti aiuta? In ogni caso ci saranno sempre i fessi che lavoreranno e pagheranno le tasse (tante), per chi prenderà questi sussidi. Attenzione, stiamo gettando via l'acqua sporca con il bambino, nel senso che questa Italia non ha poi sbagliato proprio tutto.


Ing. Antonio Furlan
Prata di Pordenone


Caro lettore,
il reddito di cittadinanza è diventato la bandiera politica di molti movimenti in Italia e all'estero. Ma temo che siano state ampiamente sottovalutate le profonde conseguenze, pratiche e culturali, che l'introduzione di questo strumento di politica economica e sociale determinerebbe. Per cominciare nessuno è ancora riuscito a spiegare con quali mezzi si possa finanziare. Secondo più di un economista data l'enorme massa di denaro che servirebbe per sostenere il reddito di cittadinanza, l'unica vera strada sarebbe quella di smontare lo stato sociale, cioè di ridurre drasticamente le garanzie e le tutele collettive, trasferendo le risorse ai singoli cittadini. Il reddito di cittadinanza è infatti cosa diversa dal reddito di disoccupazione o dal reddito minimo. Questi ultimi sono tradizionalmente assegnati a chi non ha lavoro o vive sotto una certa soglia di povertà.

Il reddito di cittadinanza andrebbe invece assegnato a tutti, indipendentemente dal reddito e soprattutto dalla loro intenzione di cercarsi un lavoro. E questo, come hanno scritto due brillanti analisti, Francesco Luccisano e Stefano Zorzi, comporterebbe un cambiamento culturale profondo: con il reddito di cittadinanza il lavoro non sarebbe più il perno su cui fondare l'appartenenza alla comunità. E la produzione di ricchezza attraverso il lavoro cesserebbe di essere un valore.
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