Quando alcuni magistrati riscrivono anche la morale

Mercoledì 4 Maggio 2016
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Caro direttore,
sono allibito per la sentenza che ha sentenziato che si può rubare se viene fatto per necessità e in piccolissima misura. Anche se bisogna sempre attendere le motivazioni mi permetto di fare ai signori giudici alcune considerazioni date dall'esperienza.
Premetto che sarei felice di dover chiedere scusa ma sono convinto che questa sentenza potrebbe dare un incentivo notevole e "giustificato" al furto seriale. Credo che sarebbe stato logico non fare questo processo, ma sono fermamente convinto che la sentenza sia un autogol e che non si sarebbe mai dovuto cancellare il fatto che rubare è pur sempre un furto e che certamente i giudici non hanno capito come ragionano gli immigrati, specialmente se clandestini. Pagheremo tutti noi le conseguenze.


Franco Dani
Silea (Tv)

Caro lettore,
questa vicenda è emblematica delle tante anomalie che caratterizzano la giustizia italiana. Mi limito, per ragioni di spazio, a due considerazioni. La prima: stiamo parlando di un furto di alimentari per un valore di 4 euro. Un atto senza dubbio illegale e moralmente censurabile, ma di modestissima entità su cui però si è espressa una sezione della corte di Cassazione. Ciò vuol dire che sulla stessa vicenda prima si era già pronunciata una corte d'Assise e poi una d'Appello: insomma tre tribunali per un furto di pochi euro. Non osiamo neppure pensare quanto sia costata al contribuente questa sentenza e quanti magistrati abbia impegnato. Ci chiediamo però come sia possibile che in un paese dove la giustizia ha tempi infiniti e dove tanti processi importanti vengono prescritti prima di giungere a sentenza, si possano "investire" tante risorse umane ed economiche per un caso da pochi euro. Nessuno dentro e fuori la magistratura ha proprio nulla da ridire? La seconda considerazione è di tipo diverso: questa sentenza conferma che alcuni magistrati non si limitano ad applicare le leggi, hanno l'ambizione di riscrivere la morale. Purtroppo non è questo il loro compito, ma non c'è nulla da fare: si sentono investiti di questa missione.
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