Caro direttore,
l'impressionante pagina con le foto dei nostri ragazzi morti in Afghanistan, pubblicata sul Gazzettino, parla più di qualunque discorso. Si sapeva che sarebbe finita così: questa la frase pronunciata dal padre di Matteo Miotto, alpino. Una frase impressionante quanto le foto. La democrazia è una gran bella cosa, ma l'idea di esportarla a forza si è ripetutamente dimostrata fallimentare. Immaginare di portare McDonald's, Coca Cola e il nostro modo di vivere in paesi in cui vigono da sempre modi tribali di intendere la convivenza e un rispetto della vita umana pari a zero, mi sembra sia quanto meno utopistico, soprattutto se si pensa di farlo in pochi anni e con le armi. La Libia è un altro esempio perfetto di politica dissennata.
Un cambiamento culturale richiede un paziente lavoro di testimonianza, e soprattutto che le persone accettino il nostro modo di vivere e lo condividano. Il sospetto che, oltre a liberare quelle popolazioni dal tiranno ci sia la spasmodica volontà di invadere altri mercati e di lucrarci sopra, mi fa pensare a quel tale che sosteneva che In tempi aristocratici, ciò che ha valore non ha prezzo; in tempi democratici, ciò che ha prezzo non ha valore. I nostri ragazzi morti a Kabul hanno pagato il loro valore a caro prezzo.
Tiziano Lissandron
Cadoneghe (Padova)
Caro lettore,
ciò che sta accadendo in Afghanistan merita e meriterà riflessioni profonde e una forte capacità autocritica da parte del fronte occidentale e in particolare degli Stati Uniti.